Ho imparato ad accettare la precarietà
delle mie contraddizioni come parte costitutiva del mio mestiere
debole che incontra senza imporsi, propone senza pretendere,
suggerisce senza forzare.
La capacità che attraversa ogni fase
dell'Educare è quella di riflettere sulla vita degli altri, come uno
specchio, come proiettare piccoli lampi di luce, come gettare una
sonda in un pozzo; e con questo sistema fragile assumere le storie,
mai finite, mai complete, mai totali.
Si tratta di camminare a piccoli tratti
di luce che orientano per brevi tratti, e non escludono cadute,
inciampi, ritorni.
Nelle storie degli altri si cammina al
buio, lo stesso buio che appartiene alla vita di ognuno, e si cercano
percorsi per il futuro.
L'Educare è l'attività del legare
ogni presente con il suo futuro possibile, senza paure, senza
certezze, attraverso il filo del pensiero e della parola che diventa
progetto.