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Le radici nell’anima

Creato il 16 marzo 2016 da Primula @primula_57

Ed eccolo qui finalmente!

Le radici nell’animaLa creatura ha visto la luce, un primogenito che credo rimarrà figlio unico almeno per il momento, anche se... never say never.
Il neonato emette i suoi primi gridolini alle carezze di alcune mani che iniziano a sfiorare copertina e capitoli. È anche già consapevole che qualcuno seguirà la sua crescita e grato a chi veglierà sul suo sviluppo.

Fuor di metafora, Le radici nell'anima è un libro cui tengo molto per varie ragioni e ben oltre l'eventuale riscontro.

"Un racconto incontra orecchie attente, il ricordo incrocia una penna."
Con queste parole, nella breve prefazione, motivo sinteticamente la sua genesi. È infatti il frutto di una collaborazione tra voce narrante e parola scritta, la prova che è possibile trasformare un'occasione in opportunità.
Tutto è iniziato mentre sfogliavo le pagine di alcune memorie e ascoltavo episodi di vita di un ragazzo del '26 dalla sua stessa voce. È Guido, oggi giovane novantenne, che ha aderito con entusiasmo al progetto: far confluire le sue riflessioni, sparse qua e là, in una narrazione strutturata.

Non si tratta di una biografia nel senso classico del termine né di un'autobiografia benché l'io narrante sia appunto Guido. È un susseguirsi di flash dei momenti più intensi di un percorso esistenziale.
Dapprima la comunità di una cascina della campagna cremonese con abitudini e tradizioni lontane nel tempo e pure così attuali nei valori fondanti.

La cascina era, e rimane tuttora nel mio cuore, soprattutto una comunità. Non esagero se la definisco una grande famiglia, e non solo perché spesso gli abitanti si sposavano tra loro. Ci univano affetto autentico, profondo rispetto, amicizia vera, fiducia, regole di comportamento mai scritte e basate su una mutua intesa talmente erano radicate in ognuno: dalle porte delle case sempre aperte, anche di notte, al "voi " con cui noi ragazzi ci rivolgevamo a genitori e adulti e che spesso era usato persino tra coniugi...
La disponibilità verso gli altri era totale. Capitava spesso, per esempio, che mi fermassi a mangiare nella casa del vicino o che i miei amichetti pranzassero o cenassero da me. Benché a quel tempo le famiglie fossero numerose e avessero tutte da quattro a cinque figli, come la mia, un posto a tavola si aggiungeva sempre volentieri. Con naturalezza, senza convenevoli o formalità, si condivideva ciò che la mamma aveva preparato con un altro "figlio" da coccolare ma anche da sgridare se necessario.
Non eravamo ricchi e la vita non era certo facile; la nostra povertà profumava tuttavia di poesia per la gioia delle piccole cose e la serenità nell'affrontare gli ostacoli che non ho incontrato mai più.

Il desiderio di affrancarsi da una condizione di povertà diventa per Guido una vera e propria esigenza. La cultura gli spalanca le finestre di nuove prospettive. Negli anni '40, studiare è davvero un privilegio per il figlio di un contadino. All'epoca Guido è adolescente; per tradizione, al termine delle scuole elementari, avrebbe dovuto continuare l'attività del padre. Una felice circostanza, assolutamente improvvisa e inattesa, gli regala la chance di abbandonare la terra, frequentare le scuole superiori e conseguire il diploma. Da lì, una vita in graduale ascesa non senza difficoltà superate grazie a determinazione, fede profonda e alcuni eventi favorevoli. Si sposta in varie città d'Italia senza tuttavia mai dimenticare dove tutto è iniziato: tra l'odore di stalla, aratri e zolle.

Le esperienze della vita privata di Guido s'intrecciano con le vicissitudini familiari e incrociano la Storia: il ventennio fascista, la guerra, la Resistenza partigiana cui aderisce con passione ed entusiasmo.
Dal carattere forte e risoluto, ha precise convinzioni animate da un forte senso di giustizia e libertà che lo impegna anche nelle lotte sindacali a favore della classe bracciantile.

Noi attivisti sentivamo la responsabilità di formare in contadini e operai una coscienza di classe, di educare il più possibile a un sentimento di unità e partecipazione, la sola garanzia per una protesta compatta e risultati concreti.

Non è stato difficile eclissarmi dietro l'io narrante di Guido. Ne ho assimilato lo spirito, condiviso le battaglie, partecipato emotivamente ad amori e affetti. La mia penna appare come naturale sbocco alla sua voce, un trait d'union tra lui e il lettore.

È importante che pezzi di Storia e frammenti di passato dal vissuto pregno di ideali escano dai confini ristretti di poche famiglie o generazioni. La scrittura serve a liberarli dallo scorrere del tempo per non farli morire ed evitare l'avvizzimento delle nostre radici che sono, ancora oggi, ben salde e vive nell'anima di Guido.
Condividerne la bellezza e il pregio non è solo un'operazione culturale, è quasi un dovere civico.


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