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Le ragioni contro il crocifisso nelle aule

Creato il 04 luglio 2010 da Andream
Ancora una volta, la questione dei crocifissi nelle aule scolastiche torna di interesse pubblico. E' infatti iniziata la discussione sul ricorso dell'Italia e di altri paesi europei (Armenia, Bulgaria, Cipro, Grecia, Lituania, Malta, Russia e San Marino, Monaco e Romania, Serbia, Moldavia, Ucraina e Albania) contro la sentenza della Corte Europea che riconosceva nei crocifissi nelle scuole dei simboli religiosi.
Prendo ad esempio un post di Fabrizio, intitolato "Crocefissi per le allodole 4 (Lenin)", in quanto riassume le argomentazioni dei cristianisti sull'argomento, esponendole però con una pacatezza che manca in molti sostenitori del crocifisso scolastico.
Le ragioni contro il crocifisso nelle auleFabrizio inizia riportando il sostegno al crocifisso da parte di un ateo marxista indiano, Lenin Raghuvanshi, il quale ha affermato che "Gesù Cristo ha portato la pace, la riconciliazione, la non violenza e la giustizia in questo mondo. È importante che i bambini studino questa personalità storica", e che "“le visioni etiche che sono alla base di una cultura non possono essere separate da quella cultura senza distruggerla. I diritti umani e la democrazia non esistono in un vuoto, in uno spazio valoriale neutro. Negare l’identità, la cultura e la storia di una società è una violazione della laicità e dei diritti umani".
Naturalmente Lenin ha ragione, la figura di Gesù è culturalmente e storicamente importante, e i valori etici di una società, come quella occidentale, non esistono nel vuoto, ma derivano dalla storia e dalla cultura di quella società. Quello che Lenin non sembra prendere in considerazione sono due cose.
La prima è che il crocifisso nelle aule non sta lì a rappresentare un retaggio culturale, ma una precisa scelta religiosa. Non si tratta, cioè, del riconoscimento del contributo del cristianesimo alla cultura occidentale, ma dell'adesione della collettività ad una ben precisa religione. E' noto che il crocifisso sia stato introdotto nelle aule scolastiche (e più in generale negli uffici pubblici) perché esso era la religione di Stato del Regno d'Italia. Si trovava a fianco con gli altri simboli di quello stato, col ritratto del Re e, durante il Ventennio, con quello di Mussolini. In quel contesto, il crocifisso era opportuno, anzi, necessario, in quanto lo Stato italiano (savoiardo) era uno stato confessionale. Con la caduta del Fascismo, il ritratto di Mussolini fu rimosso; con l'avvento della Repubblica, il ritratto del Re scomparve; con il riconoscimento di eguali diritti a tutte le confessioni, anche il crocifisso sarebbe dovuto scomparire.
Posto che il crocifisso non è nelle aule per motivi culturali ma confessionali, che dire della sua valenza, appunto culturale? Anche sotto questo punto di vista, Lenin (e tutti i cristianisti) sbaglia, in quanto la cultura occidentale si è formata grazie al contributo di diverse civiltà - greco-romana, germanica, araba, slava - e di diverse visioni del mondo - umanesimo, cristianesimo, ebraismo, illuminismo, positivismo. Esporre un solo simbolo, il crocifisso, equivale a scegliere una sola civiltà, un solo punto di vista, tra tutti quelli fondanti la cultura e la società occidentale. E questo è inaccettabile.
Le ragioni contro il crocifisso nelle auleL'altra argomentazione avanzata da Fabrizio, e da altri cristianisti, è quella che la croce fa parte dei simboli di diverse nazioni europee, essendo inclusa nelle bandiere dei Paesi scandinavi (la croce scandinava, appunto), ma anche di altre nazioni, come il Regno Unito, l'Ungheria, eccetera; inoltre la mezzaluna fa parte della bandiera turca e la stella di David di quella israeliana. Perché non si chiede la rimozione di questi simboli dalle bandiere?
La risposta sta nel diverso significato di quei simboli. Le croci nelle bandiere, di origine cristiana, sono oggi simboli di quelle nazioni, di quelle collettività. In altre parole, la croce blu della Finlandia sta lì a rappresentare la Finlandia, non la fede cristiana. Non sarà un caso se i Paesi scandinavi sono quelli meno religiosi, eppure nessuno abbia proposto di modificare le bandiere.
Una controprova: quando Fabrizio vede il simbolo della Repubblica Italiana, con il ramo d'ulivo alla base, pensa forse alla dea Minerva, di cui era il simbolo? No, perché posto in quel punto, l'ulivo ha altri significati, ha perso quello che aveva inizialmente (simbolo pagano, appunto) e ne ha acquisiti altri. Lo stesso vale per le croci, le stelle di David e le mezzelune nelle bandiere.
Le ragioni contro il crocifisso nelle auleFabrizio si lamenta anche per il modo in cui il crocifisso sarebbe rimosso: con una sentenza della Corte Europea invece che con una consultazione democratica. In altre parole, per lui sarebbe il Parlamento a dover abrogare la legge, rispecchiando la volontà popolare, non la Corte Europea.
Il problema di questa posizione è che ignora che una legge a riguardo esiste già. Si tratta della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, un trattato internazionale, firmato anche dall'Italia, che tutela i diritti dell'uomo. La Corte Europea è appunto l'organo competente a decidere sulla compatibilità tra le leggi nazionali degli Stati firmatari e il contenuto della Convenzione. Se il Parlamento italiano volesse mantenere i crocifissi nelle scuole, posto che il ricorso venga respinto, l'Italia dovrebbe ritirare la firma da quella Convenzione e, verosimilmente, dal Consiglio d'Europa (incidentalmente, non è un caso che lo Stato della Città del Vaticano non abbia sottoscritto la Convenzione).
Infine, Fabrizio afferma che "chi ha messo su questa ben orchestrata vicenda, in realtà vuole togliere di mezzo il diritto dei cristiani ad essere presenti come tali nello spazio pubblico". Io non la vedo in questo modo, perché la rimozione dei crocifissi dalle aule va contro il predominio cristiano nella vita pubblica, non contro la sua presenza. Nessuno ti vieta di professarti cristiano, ma non devi imporre a me che non lo sono l'esposizione dei tuoi simboli nel nostro spazio comune.

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