L’estate è stata scandita da un tourbillon di manovre. Tagli di qua e di là che nell’immediato non andavano a inficiare questo o quel settore, ma che colpiranno a partire da gennaio. La mannaia tremontiana è l’estremo lascito del governo caduto, tenendo ben presente che comunque tutto ciò non è sufficiente a far quadrare i conti. I fondi a Regioni, Province e Comuni caleranno di 7 miliardi.
Sono tre i comparti più flagellati: trasporto pubblico, politiche sociali e sanità.
Il Fondo nazionale per il trasporto pubblico è ridotto ai minimi termini: da 2 miliardi e 55 milioni del 2010 ai 400 del 2012. Un miliardo era destinato a Trenitalia per il trasporto ferroviario regionale. Mauro Moretti, ad di Fs, non sa dove sbattere la testa:
Dal primo gennaio saremmo costretti a chiudere il servizio regionale, visto che il miliardo e mezzo di tagli non sono stati nemmeno compensati con la legge di stabilità. Chiederemo alle regioni se hanno la copertura per i servizi, altrimenti non sappiamo come fare. Io ho un contratto e con quello faccio un certo numero di servizi. Se i soldi non ci sono, non so cosa fare, così non ho neanche i soldi per pagare gli stipendi.
Non va meglio al trasporto su gomma, destinato a esaurire i fondi nel primo trimestre. Le Regioni e il Governo avevano concordato di trovarsi in un tavolo tecnico, che però non si è mai riunito. Le uniche speranze sono rivolte ai rincari e alle privatizzazioni, sempre che ci sia qualche folle che voglia investire in un settore in perdita: i biglietti e gli abbonamenti coprono solo un quarto delle spese totali.
Le conseguenze sul sociale saranno prevedibilmente catastrofiche. Il governo ha azzerato il fondo per la non autosufficienza, per le pari opportunità e per disagio giovanile: non un euro sarà stanziato. Lorena Rambaudi, assessore regionale alle Politiche sociali della Ligura e coordinatrice nazionale, vede nero:
Sono tagli nella carne viva: 50 mila anziani perderanno il diritto all’assistenza, 20 mila nuovi nati non avranno la possibilità di entrare nei nidi d’infanzia.
Tutto ricadrà sulle spalle delle famiglie.
I tagli lineari mettono in ginocchio la sanità: due miliardi e mezzo nel 2013, 5 miliardi e 450 milioni nel 2014. Il Patto per la salute del 2009 è stato disatteso, 860 milioni volatilizzati. Così alcune regioni hanno dovuto rimettere il ticket: 10 euro per le visite specialistiche e per gli esami diagnostici, 25 per i codici bianchi al pronto soccorso. La Sanità è ridotta allo stremo delle forze: con il blocco del turnover medici, infermieri, tecnici e ausiliari che andranno in pensione non saranno rimpiazzati.
La politica di tagli lineari di Tremonti ha fatto danni che non saranno riparabili in breve tempo. Ovvio che ci sono periodi storici in cui bisogna ridurre la spesa, però il raziocinio è spesso parso assente. In più tutto è stato dimezzato sventolando la bandiera del pareggio di bilancio nel 2013, che rimane una chimera.
Fonte: RE