Tutti lì a parlare di Celentano. Ma che palle! Ma davvero si può credere che ora Celentano sia il problema? In verità, è solo un cantante che astutamente si è fatto una gran pubblicità. E i suoi dischi su Itunes si vendono che è una meraviglia. Tutti lo detestano, tutti lo criticano, ma poi tutti ne parlano, mentre i problemi italiani — quelli veri — sono altri (tra i quali vi è la giustizia), e pochi ne discutono.
Ieri per esempio, al programma di Lucia Annunziata, In Mezz’ora è intervenuta il ministro della Giustizia, Paola Severino. Beh, le domande vertevano sulla giustizia, e la Severino ha dato delle risposte che dire strane è davvero poco, perché non si sa esattamente quale sia il suo pensiero per quanto riguarda la riforma della giustizia e il rapporto tra politica e magistrati. L’impressione è che il ministro non voglia (e non abbia voluto) scontentare i magistrati, e mi pare ci sia riuscita.
Prima di tutto la prescrizione. Per il ministro Severino, potrebbe essere corretta l’aberrazione giuridica di Vietti (vicepresidente del CSM), secondo il quale la prescrizione dovrebbe essere ‘congelata’ quando il giudice decide che il processo va fatto. Praticamente, assumendo come possibile una simile regola (Dio mai lo voglia!), l’imputato rischia di trovarsi sotto processo anche per un decennio. Verrebbero di fatto trasferite sull’imputato le inefficienze della giustizia, la lentezza dei processi, finanche le responsabilità personali del giudice nel diniego di giustizia. Alla fine si creerebbe un sistema in cui il magistrato è completamente deresponsabilizzato anche sotto il punto di vista della lunghezza dei processi (in verità già lo è, ma con una simile norma la sua irresponsabilità verrebbe statuita normativamente e dunque rafforzata). Immaginiamo l’ipotesi di un giudice che deposita la motivazione di una sentenza dopo cinque anni. Con la prescrizione congelata, il giudice non becca sanzioni, l’imputato ha bruciato cinque anni per ottenere giustizia e il diritto ad appellare, e la certezza del diritto va a farsi friggere in un delirio giustizialista assolutamente abnorme e privo di confini deontologici.
Inaccettabile. La legge Cirielli è una pietra miliare del garantismo processuale. Non è colpa dell’imputato — almeno in questo caso — se lo Stato brucia la sua pretesa punitiva in un meccanismo perverso, gestito da funzionari che non sanno fare bene il loro lavoro perché ai loro errori non consegue alcuna sazione, anche perché tutti i termini decadenziali sono previsti per l’esercizio del diritto di difesa, ma non per l’attività giudiziaria in sé (se non in rare eccezioni). Io dico al ministro Severino che se fossero stabilite delle decadenze processuali (con le conseguenti responsabilità personali in caso di loro violazione), i giudici si muoverebbero di più, e le prescrizioni dei reati diminuirebbero. Soprattutto, il cittadino otterrebbe giustizia in tempi processuali umani.
Passando invece all’altra domanda della Lucia Annunziata, e cioè se secondo il ministro esistano nel nostro sistema giudiziario le cosiddette “toghe rosse”, beh, il ministro ha risposto laconicamente che lei essendo avvocato ha sempre visto una contrapposizione tra accusa e difesa. In altre parole, il ministro ci ha voluto dire che di toghe rosse non ne ha mai visto.
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Diciamo che è una risposta che lascia davvero basiti. Fosse solo che pare che il ministro stia parlando di un paese che non è l’Italia. Lo stesso orientamento politico di Magistratura Democratica e dell’Associazione Nazionale Magistrati è ben evidente ed è ben chiara da non lasciar dubbi. Se aggiungiamo il fatto che molti magistrati — oggi sulla cresta della notorietà — hanno latamente tradito le loro simpatie politiche (senza alcuna conseguenza disciplinare), la conclusione è quasi ovvia. Certo, non si può fare di tutta l’erba un fascio, ma è chiaro che se confrontiamo i processi a carico di politici del centrosinistra con i processi a carico di esponenti del centrodestra, qualche dubbio viene eccome!
A conti fatti, il ministro Severino ha voluto dare delle risposte che tentano in un qual modo tentano di non scontentare i magistrati. Il problema è che le risposte che ha dato e le politiche che ha proposto scontentano la nostra costituzione, la democrazia e le aspettative di un popolo che non ne può più di una giustizia da terzo mondo e di un corpo giudiziario privo di responsabilità.
Fonte: Rai News 24, Il Giornale
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