Chissà se il 13 luglio del 1789, Joseph-Ignace Guillotin, scrisse a Luigi XVI una lettera di questo tenore: “Cara Maestà tua, voglio informare te e quella zoccola di Maria Antonietta, che domani mattina il popolo di Parigi darà l'assalto alla Bastiglia per quella che la Storia chiameràRivoluzione Francese. Ci hai scassato i cabasisi e il pane costa troppo”. Chissà se il 5 novembre del 1917, Lenin scrisse una lettera allo zar di questo tenore: “Caro Zar, ti informo che nei prossimi due giorni daremo l'assalto al tuo Palazzo d'Inverno dando inizio alla Rivoluzione Bolscevica. Con un copeco al giorno campateci tu e quegli stronzi dei tuoi generali parrucconi e revisionisti. Firmato Ilic”. Chissà se il 10 settembre 1973, l'allora colonnello Augusto Pinochetscrisse una lettera al Presidente della Repubblica Cilena, Salvador Allende, di questo tenore: “Ciao Toto', ti informo che domani mattina è meglio che non ti fai trovare alla Moneda perché siamo incazzati con i socialisti e ti dobbiamo cacciare”. Vedete? Le rivoluzioni non si annunciano, soprattutto a casa Vespa, (“se vinciamo andiamo dall'Innominabile, lo costringiamo a rifugiarsi a Cesano Boscone, dimettiamo Renzi, eleggiamo un altro presidente che ci affida l'incarico e formiamo un nuovo governo ché siamo bravi e preparati”), semplicemente si fanno. E per fare una rivoluzione occorrono le palle. Cercasi palle disperatamente.
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Le rivoluzioni si fanno, non si annunciano (a Vespa)
Creato il 20 maggio 2014 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Chissà se il 13 luglio del 1789, Joseph-Ignace Guillotin, scrisse a Luigi XVI una lettera di questo tenore: “Cara Maestà tua, voglio informare te e quella zoccola di Maria Antonietta, che domani mattina il popolo di Parigi darà l'assalto alla Bastiglia per quella che la Storia chiameràRivoluzione Francese. Ci hai scassato i cabasisi e il pane costa troppo”. Chissà se il 5 novembre del 1917, Lenin scrisse una lettera allo zar di questo tenore: “Caro Zar, ti informo che nei prossimi due giorni daremo l'assalto al tuo Palazzo d'Inverno dando inizio alla Rivoluzione Bolscevica. Con un copeco al giorno campateci tu e quegli stronzi dei tuoi generali parrucconi e revisionisti. Firmato Ilic”. Chissà se il 10 settembre 1973, l'allora colonnello Augusto Pinochetscrisse una lettera al Presidente della Repubblica Cilena, Salvador Allende, di questo tenore: “Ciao Toto', ti informo che domani mattina è meglio che non ti fai trovare alla Moneda perché siamo incazzati con i socialisti e ti dobbiamo cacciare”. Vedete? Le rivoluzioni non si annunciano, soprattutto a casa Vespa, (“se vinciamo andiamo dall'Innominabile, lo costringiamo a rifugiarsi a Cesano Boscone, dimettiamo Renzi, eleggiamo un altro presidente che ci affida l'incarico e formiamo un nuovo governo ché siamo bravi e preparati”), semplicemente si fanno. E per fare una rivoluzione occorrono le palle. Cercasi palle disperatamente.
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