
Non so se le rose abbiano un cuore. Immagino di sì. Non potrebbero essere così vive altrimenti.
Mi auguro solo che il loro sia almeno più protetto ed al sicuro di quello di noi umani, ma che, soprattutto nasca e cresca già allenato alle ferite gratuite.
In questo modo possono continuare a sorridere, a gioire, a scaldarsi al sole, a lasciarsi bagnare dalla rugiada di maggio senza far troppo caso allo spillone che le trafigge per bloccare il loro sbocciare.
I sepali si arricceranno, certo, riducendosi a fili incartapecoriti attorcigliati su sè stessi. Lo stelo non manterrà il colore verde lucente del giorno in cui vennero recise, tuttavia le spine staranno sempre lì e saranno le ultime a staccarsi. Come il dolore.
I petali tuttavia rimarranno ben saldi, senza aprirsi troppo. Non appariranno mai nel loro splendore vellutato e non offriranno il loro profumo, ma conserveranno in vita il cuore che racchiudono. Quel cuore che esprime tutto l'Amore del mondo, quello che non ha bisogno di ragioni per esistere, quello incondizionato che solo chi è molto fortunato incontra nella vita.
Quell'Amore che vive di energia propria senza farsi scalfire dal tempo e dalle grettezze umane, quello che è in una dimensione molto, molto superiore alla semplice apparenza.
Il cuore delle rose è quello di chi sa dire grazie col sorriso degli occhi, sa amare la Vita e cogliere tutti i suoi frutti in ogni stagione. Di chi sa amare senza porre condizioni, di chi non ama possedere né essere posseduto perchè sa di non essere un oggetto o un ninnolo, ma energia pura.
Sono cuori forti alle tempeste, ma morbidi negli abbracci a chi amano. Quelli che anche se dilaniati riescono a cantare una canzone d'amore perchè è all'Amore Assoluto, unica energia che fa girare il mondo, che essi sanno di appartenere e ne sono felici.





