Se c’è una cosa positiva che ha portato il digitale nella letteratura del fantastico è quella di aver portato una offerta vasta di sottogeneri da tempo scoparsi dalle librerie, queste ultime troppo impegnate a pubblicare paranormal romance, vampiri metrosexual, oppure ennesime ristampe dei classici. I piccoli editori e il self pubblishing stanno finalmente colmando questa lacuna. Nicchie di mercato forse, ma dalle classifiche di vendita di Amazon sembrerebbero meno irrilevanti di quello che si possa pensare. Il lato probabilmente meno positivo è che l’offerta, complice la facilità di poter mettere sul mercato pura vanity press, è molto frastagliata. I titoli interessanti ci sono e non sono pochi, ma spesso affogano nelle classifiche di amazon, drogate anche dall’offerta di ebook gratuiti che gonfiano le statistiche. In teoria un mercato tra autoprodotti e editori emergenti dovrebbe alla lunga consentire di far emergere i prodotti davvero meritevoli, e far sprofondare quelli di scrittori acerbi, quando proprio non improvvisati. Ma nonostante il passaparola, ottimi feedback e recensioni lusinghiere, capita che un autore che abbia qualcosa da dire venga sepolto dalla mole di ebook di dubbia qualità. Nella ricerca di qualcosa di buono e di nuovo mi sono imbattuto, tra gli altri, in Fabrizio Valenza. Valenza – è bene premetterlo subito – è uno scrittore vero, e non perché abbia dietro degli editori che ne certifichino il pedigree, ma bensì perché la sua prosa è secca e precisa senza troppi fronzoli, pur sapendo descrivere molto bene l’ambiente circostante quando funzionale per la storia, e con un ottimo ritmo narrativo. La saga si compone su sette libri brevi di120 pagine circa, autoconclusivi e leggibili singolarmente. Case infestate, o forse meglio dire portali verso un altro mondo, dove il male è una presenza a volte sulfurea a volte tangibile, toccando vari archetipi tipici dell’horror senza avere la presunzione di reinventarli, eppure a suo modo molto personali e originali. Il teatro perfetto sembra essere proprio l’immaginaria Verulengo, cittadina del veronese di origine retica, dalla inquietante caratteristica di non superare mai le 2500 anime senza che si scateni qualche evento tragico che faccia abbassare in maniera drastica la popolazione.
Finora sono usciti cinque romanzi brevi tra i quali spiccano La porta sbagliata, Verso la soglia e il Diavolo di Tourrette. In più un romanzo decisamente più corposo, Commento D’Autore, che pur non facendo parte della saga ha in Verulengo la sua centralità, con un impianto da thriller con risvolti paranormali e horror. Un’ottima lettura in periodo di Halloween, che consiglio di recuperare anche per via di un prezzo davvero irrisorio. Verulengo entra a far parte quindi di quelle cittadine misteriose che hanno spesso accompagnato la letteratura del fantastico italiano, come la Bassavilla di Danilo Arona, la Buffalora di Sclavi e, perché no, come anche la cittadina di Idrasca, appollaiata tra le campagne piemontesi e creata da Luigi Musolino (altro autore da tenere a mente), e la Montebuio di Alessandro Girola, altro posto poco rassicurante. Anche se forse molti penseranno alla più nota Castle Rock, la cittadina del Maine creata da King, che ha spesso la centralità in molti romanzi del Re.
Martin Sileno (redattore)