La mia prima gravidanza azzurra ha visto tante coccole, per me, per la vita che portavo dentro, per il suo nido, passeggiate all'ora di pranzo tra la campagna e i suoi paesaggi, massaggi agli oli profumati, una cuffia appoggiata sulla mia pancia, per far ascoltare le canzoni della mamma, momenti sdraiati sul divano a farci carezze e raccontarci storie. Un papà che attraverso il "microfono", parlava, parlava e ancora parlava mentre la sua mano attenta, percepiva il più piccolo dei movimenti.
La vita che scorreva si frenetica ma tranquilla, pochi i pensieri, solo speranze e dolci promesse di un futuro che stavamo scrivendo giorno per giorno. Il tempo dilatato. La serenità di una famiglia che era solo agli inizi ma che sapeva di poter andare lontano.
La mia seconda gravidanza rosa non ha avuto niente di tutto ciò. Non ci sono state passeggiate all’ora di pranzo, nessun massaggio e niente musica. Pochi i momenti per noi e un papà stanco e pensieroso, che va avanti oltre le forze. Molte le notti insonni a guardare il soffitto e a cercare soluzioni ai problemi quotidiani, il tempo tiranno e minaccioso nel suo scorrere. La nostra vita frenetica e per niente tranquilla, i tempi cambiati e il futuro incerto.
I miei sorrisi, i pensieri belli e le serene speranze, hanno lasciato il posto ai malumori, al vivere in bilico, al non avere certezze e a volte nemmeno speranze. La nostra famiglia è sempre unita ma quanto lontano andremo, non lo sappiamo più.
Eppure lei c'è, è qui, sta crescendo bene, nonostante tutto, lancia colpi e fa capriole, ma non chiede attenzioni in più. Si sta attrezzando da sola lasciando spazio a chi già c’è, senza pretese.
Sento, anzi so, di averla trascurata, di non essere riuscita a dare lo stesso peso, di non essermi "riguardata" abbastanza, di aver tralasciato troppe cose e di non poter più porvi rimedio, ma so anche che in questi mesi è nata una complicità strana, un legame speciale tra “donne”, di quelle che si dicono: “Ti capisco, non ti preoccupare”, di quelle che si stanno vicino senza pretendere, e che sanno che,per avere dalla vita, in qualche modo bisogna lottare. Ha subito il mio stress, i malumori, il lavoro che non gira e la casa troppo piccola, senza disturbare.
Sta lì in attesa che arrivi il suo turno, aspetta di mettere la sua testolina fuori, presentarsi e iniziare a dare il suo “contributo”. Sarà una guerriera lo so, una di quelle che non fermerà nessuno, che butterà il cuore oltre l’ostacolo e correrà per andare a riprenderlo, perché se è vero che lei è rosa, sa già quanta potenza ci può essere nel suo colore, che a volte e inaspettatamente, brilla di sfumature blu, oltre gli stereotipi.
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