Magazine Cultura
Che affascinan chiunque i lidi loro
Con la sua prora veleggiando tocca.
Chiunque i lidi incautamente afferra
Delle Sirene, e n'ode il canto, a lui
Nè la sposa fedel, nè cari figli
Verranno incontro su le spoglie in festa.
Le Sirene sedendo in un bel prato,
Mandano un canto dalle argute labbra,
Che alletta il passeggier: ma non lontano
D'ossa d'umani putrefatti corpi
E di pelli marcite, un monte s'alza.
Tu veloce oltrepassa, e con mollita
Cera de' tuoi così l'orecchio tura,
Che non vi possa penetrar la voce.
Odila tu, se vuoi; sol che diritto
Te della nave all'albero i compagni
Leghino, e i piedi stringanti, e le mani;
Perchè il diletto di sentir la voce
Delle Sirene tu non perda. E dove
Pregassi o comandassi a' tuoi di sciorti,
Le ritorte raddoppino ed i lacci.
Poichè trascorso tu sarai, due vie
Ti s'apriranno innanzi; ed io non dico,
Qual più giovi pigliar, ma, come d'ambo
ragionato t'avrò, tu stesso il pensa.
Questi sono alcuni versi tratti dal canto XII dell'Odissea di Omero, qui Circe mette in guardia Ulisse dalle Sirene e gli dà consigli per resistere al loro canto che porta tutti coloro che lo ascoltano a morte certa.
Ogni volta che mi accosto a questo poema mi sento rapita nella sua trama e mi sembra di rivivere la storia in prima persona, immediatamente però non posso fare a meno di ricordare il famoso sceneggiato televisivo realizzato da Franco Rossi con Bekim Femhiu e Irene Papas che ho avuto la fortuna di vedere nel lontano 1969.
All'epoca ero una bambina ma lo ricordo nei minimi particolari e ancor oggi, secondo me, esso risulta migliore di tanti altri modernissimi film sull'Odissea così pieni di straordinari effetti speciali.
La straordinarietà di quello sceneggiato, però, fu soprattutto la preziosa partecipazione del grande poeta Giuseppe Ungaretti che leggeva alcuni versi del poema all'inizio di ogni puntata, ricordo perfettamente la sua voce vibrante e intensa che riusciva ad incantarmi tanto quanto la storia stessa.
Ricordo le domeniche davanti al televisore in attesa dello sceneggiato che per quei tempi era all'avanguardia per effetti speciali che oggi sicuramente faranno sorridere ma appena appariva l'immagine di Ungaretti tutti ci fermavano quasi a trattenere il fiato e ci lasciavamo rapire dalla sua interpretazione.
Ho cercato invano il video di Ungaretti che legge l'Odissea ma nemmeno nelle teche rai ne rimane traccia invece lo sceneggiato, se vi interessa, è in circolo su youtube ed è possibile scaricarlo da emule ma purtroppo senza quella preziosa prefazione.
Per consolazione, si fa per dire, voglio riportare la bellissima intervista che Pier Paolo Pasolini fa al M°Ungaretti sulla "normalità"
L'ispirazione nello scrivere, che io ritengo oramai persa, questo post l'ho avuta mentre ho in studio uno dei Notturni per sole voci femminili e orchestra "Sirènes" di Claude Debussy , raffinato compositore e pianista considerato uno dei massimi esponenti dell'Impressionismo Francese.
In questo notturno le voci femminili si intrecciano con gli strumenti dialogando in modo seducente e il continuo movimento dei colori sonori evoca all'ascolto immagini sensuali di code che schiaffeggiano l'onde e spruzzi gioiosi di sirene ammaliatrici.
Voglio quindi condividere con voi il brano eseguito dal coro e dall'orchestra della Scala diretto dal M°Claudio Abbado e se è possibile trasmettervi la gioia che io provo nell'eseguire questo mirabile brano.
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