Le sorgenti del male

Creato il 15 aprile 2013 da Ilibri

Scritto da Angela Del Prete

 

Titolo: Le sorgenti del male
Autore: Zygmunt Bauman
Editore: Centro Studi Erickson
Anno: 2013
Traduzione: Riccardo Mazzeo

Zygmunt Bauman, il sociologo al quale si deve la ormai celebre definizione "modernità liquida", dedica oggi un saggio alle origini del male. Snello, ma densissimo. In dodici capitoli tocca le principali tappe storiche: dalla Rivoluzione Francese all'Olocausto fino alle torture di Abu Ghraib, il carcere nel quale detenuti iracheni, durante la seconda guerra del Golfo, vennero seviziati e umiliati da parte di soldati statunitensi. Bauman affianca alla storia e alla cronaca le tesi principali che fino ad oggi hanno cercato di spiegare da dove venga il male: la teoria della personalità autoritaria di Adorno, la banalità del male di Hannah Arendt e infine l'approccio antropologico metafisico di Günther Anders.  

In "Modernità e Olocausto" nel 1989 Bauman aveva già riflettuto sulle atrocità del Terzo Reich con una chiave di lettura nuova. La Shoah, secondo il pensatore polacco, non è un incidente della storia, ma ha un legame strettissimo con la logica dei nostri tempi. La razionalizzazione e la burocratizzazione sono state le due premesse fondamentali del genocidio nazista. Bauman paragona la società odierna a quella dei giardinieri che estirpano le erbacce. Utilizza spesso questa metafora quando si riferisce alla prima fase della modernità. Ogni giardiniere parte da un progetto di spazio verde, armonioso e ordinato. Tutto quel che non fa parte del suo piano, che non si integra al suo pensiero è considerato erbaccia e per questo deve essere eliminato.

Le sorgenti del male parte da queste premesse e fa un passo in più. È un libro complesso che svela una verità difficile da accettare. Non esistono infatti personalità o caratteri particolari che permettono di individuare le persone malvagie, capaci di compiere azioni raccapriccianti. Il confine tra il cittadino rispettoso e lo sterminatore, che distrugge senza consapevolezza e senza rimorsi, è poroso. Anche le persone buone possono, facilmente e impercettibilmente, trasformarsi in individui spietati e crudeli. A questo Bauman aggiunge che le "atrocità non si autocondannano e non si autodistruggono. Al contrario, si autoriproducono: ciò che una volta era un inatteso terrificante scherzo del destino e un trauma (una scoperta orribile, una rivelazione raccapricciante) degenera in riflesso condizionato di routine".

Il sociologo prosegue con l'esempio di Hiroshima e Nagasaki. Se la prima bomba atomica ebbe echi che sembravano inestinguibili, per la seconda ve ne furono molti di meno. Anche Joseph Roth, si ricorda nelle Sorgenti del male, nel suo libro Juden auf Wanderschaft (Ebrei erranti) scriveva:

"Quando l'emergenza si protrae troppo a lungo, le mani che si protendevano a offrire aiuto tornano a infilarsi nelle tasche, i falò della compassione si spengono".

Al lettore basta pensare alle cronache dei nostri giorni, all'eccidio siriano per citare solo uno delle ultime tragedie che non fanno più rumore, per capire che Roth ieri e Bauman oggi hanno ragione.

  

  

 

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