I problemi che ne derivano non sono solo di tipo ambientale, ma anche sanitario. Basta pensare alla SARS o all'influenza aviaria ed altre malattie che periodicamente mettono in allerta i sistemi sanitari mondiali, o ad eventi del passato: con la conquista dell'America, buona parte dei nativi fu sterminata dall'arrivo di nuove malattie "sconosciute" dai sistemi immunitari delle popolazioni locali.
Proprio per contrastare l'arrivo di specie invasive alcune nazioni, come ad esempio l'Australia, procedono con la disinfezione di scarpe, bagagli e vestiti di tutti i viaggiatori provenienti dall'esterno.
"L'arrivo di specie invasive sta aumentando gli squilibri degli ecosistemi al punto che riuscire ad invertire questa tendenza è sempre più difficile", ha dichiarato Jacqueline McGlade, direttore dell'Agenzia europea per l'ambiente. In un recente studio, l'agenzia ha contato più di 10.000 specie invasive e stima che il 15% di queste hanno un impatto negativo sull'ambiente.
L'unione Internazionale per la Conservazione della natura ha pubblicato la lista delle 100 specie più dannose per il mondo e nel suo "Libro Rosso" ha evidenziato come delle 395 specie segnalate in grave pericolo, 110 risultano essere minacciate da specie intruse. La lotta a queste specie, solo in Europa, costa circa 12 miliardi di euro all'anno, per questo l'UE sta valutando le possibili strategie per fronteggiare ed arginare questo problema nell'ambito della politica sulla biodiversità per il 2020.
Molti paesi, nonostante le poteste dei settori che sfruttano queste specie, stanno cercando di disciplinare e classificare le specie invasive. Per contrastare questo fenomeno non è sufficiente applicare le leggi, ma anche necessario comunicare alla popolazione quali sono i rischi derivanti dalla presenza di specie invasive e renderla partecipe alla gestione del problema. Un esempio può essere l'ambrosia, originaria del Nord America, che si sta diffondendo anche da noi poiché i semi di questa pianta sono presenti nei mangimi per uccelli.
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