Martedì 6 giugno sarebbe stato il giorno dello sbarco. "
Così io mi sono preparata al viaggio (organizzato) della scorsa estate. Immergendomi nella lettura del terzo volume de
"Tutta la seconda guerra mondiale. Gli uomini - I fatti - Le testimonianze". Riempiendomi gli occhi delle centinaia di immagini in bianco e nero, scattate dai reporter di guerra, che hanno dato un volto agli uomini - soldati e ufficiali - impegnati sui due fronti in guerra.
Studiando le carte di Jac Mercier e Luciano Simonetti, per farmi un'idea precisa sul teatro di guerra e sugli stati di avanzamento dell' Operazione Overlord. E divorando le pagine dedicate alla ricostruzione ora per ora dei drammatici avvenimenti del cosiddetto giorno più lungo della seconda guerra mondiale. Il "Giorno X". Il D-Day.
In pratica, da quando ho prenotato il
Tour Normandia e Bretagna organizzato da Davani Viaggi questo pesante volume è diventato il mio miglior amico. Non passava giorno senza che ne leggessi un pezzo, perché l'inserimento di
Arromanches les Bains e della visita al museo e alle spiagge dello sbarco nel programma del terzo giorno di viaggio mi faceva desiderare che i giorni pre-partenza passassero in fretta, tanta era la voglia di ritrovarmi su quella
parte di costa francese dove l'assalto alleato ha segnato il preludio della Liberazione - della Francia prima e dell'Europa poi - dall'oppressione nazista. E io volevo conoscere, sapere, approfondire per arrivare preparata a quel fatidico "terzo giorno".
Più leggevo, poi, e più venivo a conoscenza di curiosi dettagli e singolari sincronismi che mai mi sarei aspettata di trovare associati a siffatta
operazione di guerra. Grazie al giornalista Cornelius Ryan, che intervistò centinaia di testimoni (alleati e tedeschi) per ricostruire su entrambi i fronti gli eventi di quelle ore, ho appreso che Rommel aveva sì ideato un sistema difensivo micidiale, ma la piena portata dello stesso non poté essere dispiegata perché, oltre a non aver compreso subito che
il campo di battaglia della Normandia sarebbe stato decisivo, per uno strano scherzo del destino sia nei giorni precedenti, sia nelle primissime ore del mattino del
D-Day, le comunicazioni tra i vari reparti dell'armata tedesca non funzionarono propriamente a dovere.
Ho capito che per tutto il mese di maggio si era andato costituendo nell'Inghilterra meridionale un immenso arsenale, fatto di
migliaia di uomini, mezzi e materiali i quali attendevano solamente che giungesse il comando di un uomo, il generale Eisenhower, a dare l'avvio definitivo allo
sbarco in Normandia. Ma nessuno - nemmeno lo stesso Eisenhower - poté conoscere o prevedere in anticipo quale tra i primi giorni di giugno sarebbe effettivamente stato il
D-day perché la decisione dipese in larga parte dall'andamento altalenante delle condizioni atmosferiche, da concitate considerazioni sulla luce lunare e sull'avvicendarsi delle maree, nonché da pressanti calcoli che tenevano impegnati i meteorologici di entrambi gli schieramenti - gli uni perché si potesse decidere quando sarebbe stato lanciato l'assalto, gli altri perché si potesse tentare di prevederlo e di organizzare la difesa.
Per non parlare di quanto sia rimasta colpita dai numeri: quello delle navi, dei mezzi d'assalto, dei carri armati, delle munizioni che nella grigia luce dell'alba lasciarono le coste inglesi per avvicinarsi alle
spiagge normanne; quello dei piloti, dei paracadutisti e dei soldati di diverse nazionalità che fecero effettivamente il
D-day e quello di coloro che rimasero feriti o perirono sulle spiagge prima, durante e dopo lo
sbarco; o ancora, quello dei prigionieri che furono presi dagli alleati tra le unità della Wehrmacht di stanza in
Normandia e imbarcati per l'Inghilterra.
Insomma, potrei passare ore ad elencare tutti i fattori e le coincidenze che hanno reso l'impresa dello sbarco così incredibile e straordinaria, ma direi che ho reso l'idea... Questo era il bagaglio di nozioni e informazioni che ero andata immagazzinando prima del viaggio. Una serie di dati e date che si erano bene impressi nella mia mente e che rapidamente si erano tramutati in sensazioni via via più potenti man mano che si avvicinava il momento di quello che avevo iniziato a chiamare il mio personalissimo D-day.
Purtroppo, però, la parte del viaggio dedicata alle
spiagge dello sbarco non è stata del tutto all'altezza delle mie aspettative, non tanto dal punto di vista qualitativo quanto da quello quantitativo. Come era facilmente prevedibile, infatti,
la camminata lungo una delle spiagge dello sbarco ha suscitato in me emozioni indescrivibili, così come il "contatto" ravvicinato con i residui bellici che mi sono trovata di fronte o che si profilavano all'orizzonte ha lasciato il segno.
Tuttavia mi è dispiaciuto - e non poco - che un imprevisto ci abbia costretto ad invertire il programma di due giornate di viaggio, riducendo a un'oretta scarsa il tempo che il gruppo avrebbe potuto passare ad
Arromanches les Bains. Meno di un'ora al posto della mezza giornata prevista da programma :-( Ti lascio immaginare la mia delusione... (se vuoi leggere le mie impressioni generali sui viaggi organizzati, clicca
qui).
Il museo dello sbarco ho potuto vederlo solo da fuori, perché non c'era il tempo materiale per potergli tributare la più che dovuta visita. O meglio: avrei anche potuto visitare il museo, ma avrei dovuto rinunciare a passeggiare sulla costa e a camminare lungo e sopra quella spiaggia della Manica dove 70 anni or sono si era svolto il dramma del
D-day. E io non ce l'ho proprio fatta.
Avevo immaginato e atteso quella passeggiata con una tale intensità che appena il pullman ha parcheggiato ad Arromanches il mio unico pensiero è stato quello di raggiungere la spiaggia e passare lì il (pochissimo!) tempo concesso. Tempo che ho impiegato a riempirmi gli occhi e i polmoni dei ricordi di guerra, sacrificio e libertà che ancora oggi si respirano in questa parte di Normandia. Certo, quella sensazione avrebbe potuto durare più a lungo, ma difficilmente la potenza delle emozioni che ho provato avrebbe potuto raggiungere livelli più elevati.
Ciò che è certo, comunque, è che la breve toccata-e-fuga di quel viaggio organizzato è stata sufficiente a convincermi - se ancora ce ne fosse stato bisogno - a
pianificare senza indugi un bel viaggio (non organizzato!) in Normandia. Perché a questo punto io voglio mettere piede su Sword Beach, Juno Beach, Gold Beach, Omaha Beach e Utah Beach; voglio arrivare fino a Cherbourg e nella penisola del Cotentin; e voglio visitare i musei dello sbarco e rendere omaggio ai cimiteri militari. Perché conoscere meglio questa parte di
Normandia e la sua (nostra) storia non è più solo un imperativo morale: è oramai un bisogno (st)ruggente e irrinunciabile.