Il Comune di Monte Franoso aveva intenzione di applicare l’IMU all’aliquota massima. Lo voleva fare nonostante la crisi e nonostante che avessero chiuso decine di piccoli laboratori artigiani che producevano pipe e, di conseguenza, c’erano un sacco di disoccupati. Gli imprenditori, dal canto loro, piangevano lacrime di sangue. In paese c’era gran fermento, la gente era davvero scontenta e pareva che tutti volessero fare lo scalpo al sindaco.
Quel venerdì don Alberto decise che il caffè della moka gli aveva rotto le scatole e, dopo aver pranzato con un piatto delle sublimi tagliatelle di Peppa la perpetua e due fette del tacchino ripieno avanzate dalla sera prima, se ne andò al bar di fronte alla canonica a farsi un bell’espresso. Al bar, ordinando il caffè, cominciò a discorrere amabilmente con Marcello, il proprietario, e venne fuori la storia dell’IMU e del malcontento popolare che montava e preoccupava.
Quando vide entrare, a metà del sorseggiamento del nero infuso, Francesco detto Checco il Sinistro, il più comunista dei comunisti del paese, talmente comunista che era uscito dal PCI, aveva litigato col PDS, detestava il PD e cominciava ad avere punti in comune con quei ragazzi che andavano in giro con le magliette rosse e la tartaruga nera nel mezzo, la tazzina gli rimase per un istante sospesa a mezz’aria: prevedeva una litigata istituzionale.
Che non mancò. Checco accusò la Chiesa di poca sensibilità verso le classi deboli, di complicità col “regime”. La discussione degenerò in direzione anticlericale. Checco partì invocando la rivoluzione del proletariato, dicendo che i cittadini erano stanchi e pronti a ribellarsi anche con la violenza, e che la Chiesa doveva prendere posizione in favore dei cittadini. Si arrivò a tirar fuori l’otto per mille e si finì asserendo che alla messa ci andavano solo i citrulli rincitrulliti, perché, si sa, la religione è l’oppio dei popoli.
Checco era particolarmente in forma mentre il prete sentiva il venerdì, già pensava ai battesimi della domenica successiva e gli pesava una settimana fatta di duecento riunioni, due funerali, un incontro-scontro col vescovo e una litigata col consiglio pastorale. Di tutto aveva voglia meno che di disquisire di teologia, filosofia e politica con un ateo integralista. Checco asseriva che la religione era ancora l’oppio dei popoli, annebbiava le menti e inibiva la ribellione contro il potere. Don Alberto ribatté che, se così era, di drogati ce n’erano ben pochi visto lo scarso afflusso di fedeli alla messa. La discussione si chiuse con Checco che dava al prete dello spacciatore mentre questi usciva dal bar salutando con la mano.
La domenica successiva c’era la prima di campionato. La Fumus, la squadra montefranosina che militava nella serie A di polo, incontrava la sua più acerrima rivale, la Viterbo Polo Virtus, e la incontrava in casa. Come di consueto i Montefranosini andarono in massa allo stadio. La Fumus vinse e ci fu gran festa in paese, neanche avessero vinto il campionato fin dalla prima partita. La festa proseguì fino a tarda sera e vi partecipò tutto il paese, giovani e vecchi, uomini e donne, bambini e bambine.
Il lunedì erano tutti un po’ storditi, prete compreso, non perché avesse festeggiato ma perché gli schiamazzi non lo avevano fatto addormentare alle 21,30 come era sua abitudine e questo scombinava i suoi ritmi. Decise che necessitava di un buon espresso forte e andò a trovare Marcello a metà mattinata. Si godeva il suo caffè con gusto quando la tazzina, di nuovo, si arrestò a mezz’aria per l’ingresso di Checco il Sinistro. Il prete riacquistò lucidità e non si fece scappare l’occasione.
- Hai festeggiato ieri Che’? - domandò al suo avversario.
- Certo, mica sono di Monte San Girolamo io, sono Montefranosino doc.
- Ci mancherebbe. Bella vittoria eh? E che bello vedervi tutti così contenti.
- Non mi pari sincero, prete.
- Lo sono. Ma mi domando: e la rabbia per l’IMU?
- Ah, beh, c’è ancora tutta, non ti preoccupare. Solo che adesso ci godiamo un po’ questa bella cosa. Ai problemi ci penseremo tra qualche giorno.
- Capisco. Ma intanto in Comune andranno a ratificare il provvedimento di aumento.
- Prete, non mi va di pensarci adesso, va bene? Non rompere le scatole a me e non farlo con nessun altro. Oggi non ti darà retta nessuno.
- Ne sono certo. Solo che, consentimi, mi pare che siate tutti un po’ alterati, come foste sotto l’effetto di una droga. Sei così sicuro, alla fine, che sia proprio la religione l’oppio dei popoli?
Checco il sinistro tacque. L’IMU con l’aliquota massima fu approvata. La Fumus non vinse il campionato ma si salvò e fu gran festa.