Le streghe di Salem (recensione di Cri Schramm)
Che “The Lords of Salem” sarebbe stato un film discusso, nel bene o nel male, era ampiamente prevedibile. Rob Zombie è uno di quei registi che o si ama o si odia, e questa nuova pellicola ne è forse l'esempio lampante. Dopo gli ottimi esordi con “La Casa dei 1000 corpi” e il sequel “La casa del diavolo”; e dopo una breve (per fortuna) parentesi dedicata al remake di “Halloween”, Zombie sforna quello che potrebbe definirsi il film più personale e intimo della sua carriera. La storia verte attorno alla protagonista Heidi, -interpretata dalla sempre splendida Sheri Moon Zombie-, la quale lavora come Dj per una emittente radiofonica. Dopo aver ascoltato il disco che una misconosciuta band le ha regalato, la sua vita verrà sconvolta da tremende visioni che la condurranno ad un inesorabile destino, segnato già da secoli. Se è vero che la trama appare di per sé banale -per alcuni fin troppo-, è anche vero che le intenzioni del regista erano proprio quelle di creare una base narrativa semplice e minimale su cui costruire un castello di immagini e allucinazioni che catturassero totalmente l'attenzione dello spettatore. E c'è da dire che da questo punto di vista Zombie ha certamente colto nel segno. Ma attenzione, non siamo di fronte ad un film colmo di scene ad effetto messe a casaccio unicamente per colpire allo stomaco: i numerosi inserti onirici si sposano perfettamente con la storia, che non perde mai il contatto con la realtà; "Le streghe di Salem" non si perde mai nella confusione e, nel suo delirio generale, la narrazione si svolge in modo comprensibile e “logico”.
Ottima la regia, così come il
montaggio; ogni singola inquadratura è curata nel minimo dettaglio
grazie anche al supporto di una fotografia calda e d'impatto.
Innumerevoli gli scenari che si aprono nella famigerata camera numero
5; camere che si stagliano in un lungo corridoio che non può non
ricordare “Shining” di Kubrik, così come la progressione dei
giorni della settimana. Tra allestimenti imponenti (tra cui il teatro
dove si svolge il “concerto”) e visioni blasfeme (che
fortunatamente non sono state censurate) fa capolino ovviamente la
musica maledetta composta da John5 (chitarrista della band di Zombie
nonché ex di Marilyn Manson), la quale si dimostra un ottimo ed ipnotico sottofondo
musicale, suggestivo ed inquietante al punto giusto. Non mancano
nemmeno i riferimenti al Black Metal anticristiano, a tributarne
l'aspetto prettamente musicale. Forte della personale esperienza come
musicista, infatti, Zombie amalgama in maniera impeccabile sonorità
e simbolismi volti a rappresentare la propria vena artistica, libero
da ogni stilema o regola che caratterizza i vari generi
cinematografici.
Una
pellicola estremamente curata, eccentrica, esteticamente bella, una
vera goduria per gli occhi ma anche pregna di allusioni concettuali;
“The Lords of Salem” non è un semplice esercizio di stile bensì la
massima espressione di un regista che ha intrapreso un percorso di
crescita del tutto personale, discostandosi coraggiosamente dai
soliti clichè. E scusate se è poco.
Cri Schramm






