Magazine Diario personale

Le sue cicatrici

Da Silvia
Le sue cicatrici
Lei non voleva più cose romantiche, fiori, atmosfere, abiti eleganti, cene, lei cercava l'incontro.
Cercava in ogni incontro un incontro.
Non sentiva la spinta della speranza che questa fosse la volta buona, la premura dei progetti, la spinta del desiderio di essere finalmente accanto all'anima gemella, cercava proprio lo scambio, la vicinanza, la complicità, due esseri umani uno di fronte all'altro, vicini, disponibili ad esserci in quel momento, uno per l'altra.
Lei era cresciuta, un pò invecchiata ovunque, credeva nella possibilità di incontrarsi,di avere un senso per qualcun'altro, di poter entrare in macchina, sentire una fitta di nostalgia, un movimento interno grazie al quale lo avrebbe cercato, chiamato, rivisto.
Quello significava ora stare insieme per lei.Sentire la sua mancanza, la mancanza di loro due, della forza sublime del loro incontro segreto, del sussurrarsi piano sulle bocche mentre il mondo fuori continuava a sbranare, ad urlare, a rincorrere.
Improvvisamente le ginocchia le si piegavano un pò, si sentiva leggermente debole e voleva dire che si sarebbero incontrati ancora di lì a poco.
Che si sarebbero fiutati in giro, cercati e ritrovati nuovamente.
Lei, l'ultima volta gli aveva detto "dovresti avere una donna più giovane di me, una donna fresca, io sono grande amore mio,sono piena di dubbi e paure e cicatrici".
Lui, zitto, aveva allora scoperto piano le sue cicatrici, quelle fatte dai bisturi, quelle delle cadute da bambina, quelle sulle ginocchia ormai dure ed ispessite, quelle dei suoi parti, le aveva accarezzate tutte, baciate, leccate con lentezza, e così era riuscito a baciarla fino a quando era ancora piccola, a passarle la mano sulla testolina con la frangetta maldestramente tagliata da sua madre con le trinciapollo arancioni,a prenderla in braccio in sala parto, a custodirla prima che la intubassero ormai rassegnata al sonno chimico ed alla speranza umana.
Aveva baciato i suoi seni che erano stati pieni di latte, aveva stretto in mano il suo aborto, l'aveva consolata, l'aveva respirata tutta, madre angosciata, femmina affamata, donna divertente, amica sincera, casalinga discontinua e cuoca appassionata.
L'aveva stretta per ogni suo brivido di freddo e scossa per ogni suo sogno di terrore, l'aveva sostenuta negli inciampi sulle strade di montagna ed in quelli dentro alla vita di tutti i giorni.
Lui aveva preso le sue cicatrici e le aveva cucite insieme raccontandole la sua storia, tutta una storia lunga una vita.
Lui l'aveva presa così com'era, stanca e stupita, e l'aveva stretta in ogni parte di lei, dentro e fuori.
Lui si era accorto dei suoi pensieri, li aveva acciuffati, li aveva trattati come cosa preziosa, lui si era occupato di lei, l'aveva vista e fermata, dove vai?resta qui, le aveva detto senza dirglielo.
Lui l'aveva ridisegnata senza cancellarla mai.

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