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Tanti anni fa, erano i primi anni 90, si proprio quelli che avrebbero visto la discesa in campo del Cavaliere, un furbissimo Massimo Lopez riscattava il suo diritto alla telefonata prima di una esecuzione alla quale era condannato. E così, giorno dopo giorno, telefonata dopo telefonata il furbo Lopez riusciva a farla franca sul povero comandante Champignon, per ben tre anni, tanto che nel frattempo la sip divenne telecom fino al 96, quando venne trasmesso l’ultimo episodio della serie di spot in cui Lopez, condannato a quella che pareva ormai l’inevitabile esecuzione riesce con un colpo di fortuna (o di genio) a cavarsela. Il plotone spara, lui viene colpito, e cade, ma poi si rialza: sotto la camicia ha un portatile che attutisce i colpi. A quel punto la sentenza è di fatto portata a compimento, e Lopez rimasto illeso saluta tutti e se ne va. A quell’epoca Berlusconi aveva già governato, dal 10 maggio 1994 al 17 gennaio 1995, era solo l’inizio della sua lunga e permanente campagna pubblicitaria, atta a sponsorizzare qualcosa che di fatto in più di venti anni non è mai arrivato: il cambiamento. Anzi, se possibile stiamo messi peggio di prima. Da allora, Berlusconi, di telefonate, nel vero senso della parola o meno, che gli allungassero la vita politica e non solo, ne ha fatte tante, troppe. L’ultima ieri sera a Ballarò. Molte la “vita” gliel’hanno allungata per davvero e noi, nelle vesti del povero comandante Champignon abbiamo portato pazienza, abbiamo chiuso un’occhio, troppo spesso anche due, e siamo andati avanti tenendoci nel fortino l’uomo da condannare, in attesa di sentenze che finivano per rimanere ogni volta in sospeso. Ma non è sempre detto che una telefonata ti allunghi la vita. Nelle ultime settimane Berlusconi ne ha fatte almeno due, una in questura e una nel programma di Giovanni Floris ieri sera a Ballarò, e in entrambi i casi la conseguente figura non è apparsa delle più edificanti, e io spero che se ne sia accorta anche quella gente che nonostante tutto continua a giustificarlo. Ieri sera ha dimostrato per l’ennesima volta il suo vero volto, quello di un leader, nazionale e alla guida di un paese (il nostro), che non accetta il contraddittorio, che non si degna minimamente di adattarsi alle più basilari norme democratiche, civili e di educazione, e che soprattutto mente e lo fa con la faccia tosta in diretta nazionale. Se non è questo il rappresentante che vogliamo per il nostro paese allora è giunto il momento di far si che quella fosse l’ultima telefonata, è ora di staccare la spina del telefono e dare esecuzione alla sentenza. Perché ogni sua telefonata gli allungherà anche la vita, ma riduce irrimediabilmente minuto dopo minuto quella del nostro paese.