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Le teorie adolescenziali di Odifreddi e Girotto

Creato il 03 giugno 2013 da Uccronline

Girotto e OdifreddiHo avuto il piacere di assistere ad una conferenza tenuta dal professor Vittorio Girotto, esperto di psicologia del pensiero, e introdotta da Piergiorgio Odifreddi sulle modalità con cui la mente è naturalmente portata a credere.

I relatori si sono prodigati in alcune adolescenziali teorie sulla religione, di cui probabilmente non conoscono nulla (ma d’altra parte loro sono scienziati quindi gli ignoranti sono gli altri), per poi adoperarsi, in modo neanche troppo velato, nell’escogitare qualche strategia al fine di debellare la tremenda piaga della fede. Non è mia intenzione analizzare le innumerevoli fallacie logiche e conclusioni del tutto opinabili che sono state portate avanti in quella che doveva essere un’analisi scientifica di un fenomeno che và ben oltre le attuali possibilità di indagine razionale. Voglio solo mettere in guardia dal pensare che questo genere di idee abbia qualcosa a che fare con la scienza, che è una disciplina meravigliosa in quanto permette di contemplare, in un modo del tutto particolare, la bellezza della natura. Cerchiamo di non fraintenderla

Quello che infastidisce è l’ignoranza riguardo all’aspetto religioso da cui trae origine il tutto. Quante volte ho osservato scienziati indignati da un’affermazione scientificamente scorretta pronunciata da un uomo di fede! Il mantra che si sente in questi casi è quello che recita: «Prima di parlare di scienza senza capirla sarebbe meglio che si studiasse a fondo!». Perché, invece, di religione può parlare chiunque? Eppure ciò che è spirituale è difficilissimo da cogliere ed è necessario un onesto percorso interiore di molti anni per essere anche solo intravisto. E non è sufficiente la lettura di alcuni libri per colmare il vuoto, non è il pensiero analitico che conduce alla fede, sebbene la possa rinforzare, ma l’intuizione e il sentimento.

Infatti, come Girotto ha fatto notare tramite alcuni esperimenti psicologici, vi è una correlazione fra modalità analitica sviluppata e tendenza a non credere. Quello che è assolutamente dogmatico è che analitico sia meglio di intuitivo o empatico. Così, si dice che bisognerebbe maggiormente educare i bambini alla modalità analitica di pensiero, cosa che può aver l’effetto di soffocare la controparte intuitiva. E pensare che Einstein scrisse: «La mente intuitiva è un dono sacro , mentre la mente razionale è un fedele servo. Noi abbiamo creato una società che onora il servo e ha dimenticato il dono». Si è poi sostenuto che la tendenza a credere è più tipica degli animali da cui, evidentemente, solo l’ateo si può elevare. Ma non temete: grazie alla ragione, dal credere si può guarire! Il credente sembra essere favorito dall’evoluzione ma l’ateo è da essa fuori, è una mente disincarnata che osserva in modo oggettivo il mondo, una specie di superuomo… Tale ateismo militante è una pericolosa sorgente di intolleranza poiché la repressione del diverso viene attuata tramite l’educazione, in modo impercettibile. Quel che è divertente osservare è come alla base di tutte queste idee vi siano una quantità enorme di credenze e assiomi abilmente nascosti. Ogni sistema di pensiero poggia su pilastri che vanno accettati o rigettati ma l’importante è averne consapevolezza. Da un logico ed uno psicologo della mente mi sarei aspettato più rigore.

La conferenza è stata comunque interessante, in particolare per quanto riguarda la presentazione degli esperimenti psicologici che sono stati condotti in merito, e di cui non dubito il valore. Mi è sembrato, piuttosto, che si nascondesse dietro ad un linguaggio scientifico, molta superficialità. Per fare un esempio, nel promuovere alcune spiegazioni funzionaliste si è sostenuto che credere è consolatorio e rassicurante. Il percorso religioso è invece doloroso e pieno di ostacoli; certo, dall’alto delle loro credenze, questi fatti non hanno bisogno di alcuna evidenza empirica…

Flavio Grandin
ilpensieroassiomatico.wordpress.com


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