Sono cinque, età compresa tra i 28 e i 33 anni, tutte donne: stiamo parlando degli ingegneri nucleari che lavorano in Francia al progetto “Sviluppo Nucleare Italia”, nell’ambito di Edf, il maggiore produttore e distributore di energia d’oltralpe, oltre che partner di Enel nella realizzazione nel nostro Paese, entro il 2020, di 4 centrali nucleari a tecnologia EPR, già utilizzata in Francia.
Appartengono a un folto team di esperti (attualmente nella struttura francese si occupano di nucleare 153 persone, destinate a diventare 200 entro la fine dell’anno) e hanno raccontato la propria esperienza lavorativa e di vita al settimanale “Grazia”.
Il loro è un gruppo di giovani, accomunati da una passione, quella per il nucleare, nata in un periodo in cui in Italia questa fonte energetica era già stata abbandonata e il tema sembrava destinato a passare in secondo piano. Ma soprattutto sono tutte fortemente convinte dell’importanza del ritorno all’energia atomica, al punto che hanno deciso di cimentarsi e approfondire un settore dai più ritenuto poco “adatto” alle donne.
Dalle loro testimonianze emerge una grandissima conoscenza del nucleare, in riferimento soprattutto alla sicurezza e all’impatto sulla salute. Diana Spada, 28 anni, laureata in ingegneria della sicurezza e delle tecnologie nucleari, racconta: “Non posso negarlo, mi capita di avere degli incubi. Sogno l’acqua radioattiva che esce a fiotti dal tubo, non c’è verso di fermarla, la piscina si svuota…E la colpa è mia. Poi penso che non si arriverà mai a niente di così drammatico. Se non si chiude una valvola, ce n’è sempre una seconda, una terza e tutto un sistema concepito per contenere anche incidenti così gravi”. Una dimostrazione di come nelle nuove centrali a tecnologia EPR tutto il sistema di sicurezza sia stato enormemente potenziato, riducendo praticamente a zero i rischi. Anche i controlli degli effetti delle radiazioni sono oggetto di continui studi e analisi: Daniela Ferraro si occupa proprio di radioprotezione, ovvero come minimizzare l’impatto delle radiazioni sull’uomo: “La radioprotezione – afferma - è una vera e propria dottrina scientifica. Va dall’analisi dello spessore dei muri al posizionamento migliore dei componenti, della loro manutenzione”. La meticolosità di queste ricerche scongiura anche un altro problema, purtroppo molto sentito: quello dei pericoli legati alle scorie radioattive, una questione di cruciale importanza nel nostro Paese, all’indomani della diffusione della lista dei siti destinati a ospitarle.
Il fatto che queste ricerche siano state sviluppate in Francia e che i nostri ingegneri nucleari si siano trasferiti lì per lavorare non è casuale: si tratta di uno dei Paesi europei in cui il nucleare è maggiormente diffuso (60 centrali nucleari che coprono circa il 76% della generazione di energia elettrica) e soprattutto uno degli Stati più all’avanguardia per quanto riguarda l’energia atomica. In Francia, come già detto, è già attiva la tecnologia EPR, che sarà alla base delle nuove centrali italiane.
Perché non seguire l’esempio francese, provando magari anche a creare un “modello Italia” ? Come? Non è difficile: portando la nuova tecnologia nucleare nel nostro Paese, in modo da poter sviluppare un importante polo di ricerca e di innovazione, creando allo stesso tempo nuove prospettive occupazionali per tanti giovani interessati ai temi energetici.
Magazine Ecologia e Ambiente
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