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Le tre scoperte sul podio di Hubble

Creato il 08 gennaio 2014 da Media Inaf

Quattro galassie luminosissime, l’immagine più dettagliata mai fornita di un ammasso di galassie e la probabile origine di quasi tutte le stelle osservate oggi: sono i tre risultati più importanti raggiunti dal telescopio spaziale Hubble. La presentazione al summit mondiale per lo spazio dell’American Astronomical Society.

di Giulia Bonelli Le quattro galassie (in rosso) ottenute da Hubble come dovevano apparire 500 milioni di anni dopo il big bang. Crediti: NASA/ESA/Illingworth,Oesch,UC-SC/Bouwens, Labb,Leiden U.

Le quattro galassie (in rosso) ottenute da Hubble come dovevano apparire 500 milioni di anni dopo il big bang.
Crediti: NASA/ESA/Illingworth,Oesch,UC-SC/Bouwens, Labb,Leiden U.

È tempo di bilanci per Hubble. Con l’inizio del nuovo anno il telescopio spaziale che dal 1990 orbita attorno al nostro pianeta a circa 560 km di altezza è stato messo sotto esame dal 223simo convegno dell’American Astronomical Society tenuto in questi giorni a Washington. E il verdetto è senza dubbio positivo: in oltre 23 anni la creatura della NASA ha portato a casa risultati sorprendenti.

Quali sono i migliori? Gli scienziati che ieri hanno presentato i risultati ne hanno scelti tre. Il primo viene per così dire dal passato: quattro galassie che dovevano essere incredibilmente luminose un bel po’ di tempo fa. 13 miliardi di anni, per l’esattezza, come hanno rivelato dati congiunti provenienti da Hubble e da Spitzer, il telescopio lanciato nel 2003 che osserva nell’infrarosso. La più luminosa delle galassie individuate è in grado di formare nuove stelle con una velocità 50 volte superiore rispetto alla nostra Via Lattea. Insieme alle altre tre, contiene circa un miliardo di stelle – un numero altissimo rispetto alla media spaziale.

“Questa è la prima volta che gli scienziati sono stati in grado di misurare la massa di un oggetto celeste a una distanza così grande”, ha commentato Pascal Oesch dell’Università di Yale. “È una dimostrazione fantastica della sinergia tra Hubble e Spitzer”. Infatti le galassie sono state prima individuate da Hubble, le cui immagini hanno permesso agli astronomi di misurare le dimensioni delle stelle e la loro velocità di formazione. Successivamente, con Spitzer, sono arrivati anche i risultati sulle masse stellari a partire dalla luminosità delle galassie: ecco che il quadro era completo.

E a proposito di quadri, si arriva al secondo premio nella classifica di Hubble. Che va a una delle più affascinanti fotografie del cielo mai scattate prima: il telescopio ha ottenuto una dettagliatissima immagine di un ammasso di galassie, grazie a un ambizioso progetto chiamato “The Frontier Fields”.  Un mosaico composto da quasi 3.000 galassie, alcune delle quali risalgono a 12 miliardi di anni fa, non tanto tempo dopo il big bang. L’immagine verrà utilizzata dalla NASA per indagare l’origine e l’evoluzione delle galassie e dei loro inseparabili compagni, i buchi neri.

La più dettagliata immagine mai fornita di un ammasso di galassie. Crediti: NASA/ESA/J.Lotz, M.Mountain, A.Koekemoer/STScI HFF Team

La più dettagliata immagine mai fornita di un ammasso di galassie.
Crediti: NASA/ESA/J.Lotz, M.Mountain, A.Koekemoer/STScI HFF Team

Infine arriviamo alla terza scoperta sul podio di Hubble: una popolazione di 58 galassie, questa volta giovanissime, che probabilmente sono responsabili della maggior parte delle stelle che vediamo oggi. Normalmente troppo poco luminose per essere rilevate da Hubble, queste galassie sono state scoperte grazie alla lente gravitazionale (ovvero il fenomeno di deflessione della luce a causa di una massa tra la sorgente e l’osservatore) dovuta a un ammasso di galassie chiamato Abell 1689, nella costellazione dell’Orsa Maggiore.

Queste galassie più tenui potranno ora fornire fondamentali informazioni su oggetti celesti mai osservati prima. “Le galassie più luminose rappresentano solo la punta dell’iceberg” ha commentato Brian Siana dell’Università della California.  “Ma noi crediamo che la maggior parte delle stelle si trovino in galassie che normalmente non siamo in grado di vedere. Ora che abbiamo trovato queste galassie nascoste, siamo fiduciosi di poter scoprire il resto dell’iceberg”.

Le 58 galassie remote ottenute grazie all’ammasso di galassie Abell 1689. Crediti: NASA/ESA/B.Siana, A.Alavi, UC Riverside

Le 58 galassie remote ottenute grazie all’ammasso di galassie Abell 1689.
Crediti: NASA/ESA/B.Siana, A.Alavi, UC Riverside

Fonte: Media INAF | Scritto da Giulia Bonelli



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