Il programma della giornata è elettrizzante: pescare con cattiveria dall’alba alle 14,45 e poi, insieme a Luca di 100% spinning, dare una dimostrazione pratica e didattica di pesca a spinning in occasione dell’Alpàa, lui a gomma, io col ferro. La cosa mi emoziona un sacco, spiegare a bambini e non, i rudimenti di ciò che mi appassiona così tanto è un’esperienza nuova ed entusiasmante.
Intanto, mentre mi chiedo se saprò essere all’altezza del compito, Matte mi raggiunge, infiliamo i waders e via. Le primissime luci dell’alba illuminano il Sesia mentre il cielo è splendidamente coperto. La prima lama che aggrediamo non ci riserva grandi sorprese. Qualche troterella qui e là ma poi ho la fortuna di portare a riva una marmoratina che, anche se arriva a stento a 25 cm, ha una livrea così perfetta da sembrare dipinta e da sola vale la sveglia alle 3,30. La guardo un attimo in acqua, una veloce torsione dell’amo e schizza veloce sotto un sasso. Matteo si dedica a una bella pozza mentre io salgo per provare una correntina.
Saliamo prendendo ancora qualche trota finché ci accorgiamo di essere accerchiati da
almeno altri cinque pescatori. In più il cielo coperto ha lasciato il posto a sole e venticello, e questo vuol dire una sola cosa, rafting: via! Ci mettiamo alla ricerca, cartine e navigatori alla mano, del torrente Gavala. Gli arriviamo sotto e non lo troviamo. Torniamo sui nostri passi per chiedere alla mitica signora del negozio di pesca di Balangera. Ritorniamo dove eravamo arrivati e iniziamo a scarpinare fino a trovare un rivolo dalla portata decisamente ridicola. A quel punto Matte chiama il Savio per avere delucidazioni: il torrente è davvero quel rigagnolo oppure dobbiamo salire ancora? Il torrente c’è, è più in alto e se ci vogliamo arrivare dovremmo salire con qualcuno che lo conosce bene se vogliamo tornare indietro… Quando dice: “Guarda che Jacopo mi serve vivo questo pomeriggio”, capiamo che non sta scherzando… Va bè, tanto camminare coi waders sotto il sole battente è un vero piacere. Ripieghiamo sul più conosciuto Sermenza. L’acqua è cristallina, il vento sale e il sole splende. Le condizioni sono davvero pessime ma peschiamo e prendiamo alcune delle coloratissime fario di questo corso finché i morsi della fame ci suggeriscono di piazzare le gambe sotto il tavolo. Ci raggiungono il Savio e Francesco e, come spesso accade, la conversazione rimane piacevolmente incollata ad argomenti di interesse alieutico. Alle 15 raggiungiamo Luca e i suoi a Varallo. Dopo la presentazione e una stretta di mano, tra pescatori, è come se ci si conoscesse da una vita. Siamo pronti, adesso possiamo aspettare orde di neofiti assetati di sapere, rispondere alle loro domande, portarli sul fiume, far prendere loro i primi pesci e… E dove sono le orde di spinner di domani? Forse tutte a casa, perché sul ponte non ce n’è nemmeno una… Un po’ delusi e dispiaciuti scendiamo al fiume dove troviamo un nutrito gruppo di bagnanti intenti a rinfrescarsi rumorosamente. Mentre stiamo ancora montando le attrezzature arrivano un ragazzo e il padre che, interessati all’evento, ascoltano interessati tutte le cose che abbiamo da dire. Quando vanno via, iniziamo a battere quelle acque per me sconosciute. I primi lanci sono falsati dalla vicinanza a chi fa il bagno, ma ci basta allontanarci di qualche metro per scoprire che ci sono più pesci che sassi. Ferro e gomma vanno alla grande e ci regalano una quantità incredibile di catture tra fario e iridee. Verso fine giornata, i bambini a passeggio coi genitori, dall’alto del ponte ci urlano la posizione delle trote aggiungendo: “Prendi quella, prendi quella”. Avrebbe potuto essere davvero divertente spiegare due o tre cose e poi accompagnare i bambini a prendere la loro prima trota. Peccato.