La guerra civile in Libia continua con alterne fortune, oggi fa capolino l’ipotesi di un cessate il fuoco ribelle in cambio dell’esilio di Gheddafi. Si attende risposta, ma difficilmente sarà positiva.
Intanto il New York Times rivela che, mentre in seno alla Nato si discutono le varie opzioni per sostenere la causa anti-Rais tra cui la fornitura di armi e lo sbarco di soldati, alcuni reparti speciali statunitensi hanno già messo piede in terra libica.
Un’operazione usuale, ma sempre tenuta sotto traccia per mantenere la negabilità della propria presenza ufficiale. La stessa manovra era stata compiuta in Afghanistan prima dell’intervento, fallimentare, a viso aperto.
Si tratta di nuclei di Rangers dell’Esercito, Seals della Marina, Delta Forces e ufficiali addestrati a compiti di spionaggio e analisi politica. Sono sbarcati dai sottomarini che stazionano nel Mediterraneo e lavorano sul territorio sotto l’egida della Central Intelligence Organization.
Operano in gruppi di non più di tre persone, sono addestrare per arrangiarsi in campo nemico. Il loro compito principale è coordinare i bombardamenti: per migliorare la precisione, gli aerei hanno bisogno di qualcuno che da terra punti con un laser l’obiettivo, per evitare i danni del fuoco amico, ancor di più in questa situazione dove per la maggiore le bombe cadono di notte.
In questo modo, si è anche aggirato l’ostruzionismo dei capi del Pentagono che aveva portato Obama ad assicurare:
No boots on the ground.
Nessuno stivale sul territorio. Almeno ufficialmente.
L’operazione è stata autorizzata dallo stesso Presidente e Comandante in capo americano con una disposizione diretta. Per l’infiltrazione non è necessario il passaggio parlamentare anche perché la Cia è un’agenzia civile sotto il suo diretto controllo.