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Le valanghe di Davos

Creato il 30 marzo 2012 da Tnepd

Le valanghe di Davos

“Quindi non è un caso se la tradizionalista e ingessata Banca centrale europea in un batter d’occhio ha battuto i maestri della Federal Reserve americana, che è sempre stata accomodante con la grande finanza. Si ricordi che si è sempre sostenuto che per salvare il sistema bancario la FED era disposta persino a gettare dollari dall’elicottero. Adesso dovremmo parlare delle nuove immissioni di liquidità come le «valanghe di Davos».
Il bilancio della BCE ha raggiunto i 3.000 miliardi di euro, pari al 32% del Pil della zona euro, mentre quello della FED è di 3.000 miliardi di dollari, pari al 20% del Pil USA. La decisione della BCE, più di qualsiasi altra spiegazione, come quella legata alla crisi dei debiti sovrani, rivela la debolezza e le difficoltà in cui si dibattono le banche europee, a cominciare da quelle tedesche e francesi. Delle 800 banche che hanno beneficiato della seconda immissione di liquidità sembra che ben 400 siano tedesche.
Lo stesso Draghi in una recente intervista afferma che dei 490 miliardi di euro immessi con la prima operazione di dicembre, 280 sono serviti per coprire i prestiti a breve termine in scadenza precedentemente assunti dal sistema bancario europeo. Ne restano 210 miliardi. Poiché le obbligazioni bancarie in scadenza nel primo trimestre 2012 ammontano esattamente a 210 miliardi, «è molto probabile che le banche abbiano riacquistato le loro obbligazioni in scadenza», come candidamente ha ammesso lo stesso governatore centrale.
Sapendo che le obbligazioni bancarie in scadenza per l’intero 2012 ammontano a circa mille miliardi di euro, si può presumere che anche gran parte della seconda tranche di nuova liquidità di fine febbraio, pari a 533 miliardi di euro, verrà utilizzata per lo stesso scopo. Se poi si aggiunge il fatto che le banche stanno «parcheggiando» con operazioni overnight presso la stessa BCE i propri capitali disponibili per cifre crescenti che superano abbondantemente gli 800 miliardi di euro, non c’è da stupirsi se i rubinetti del credito verso i settori produttivi, le Pmi e le famiglie restino sempre chiusi! Evidentemente sono tutte operazioni di giro all’interno del sistema bancario.”


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