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Il primo, fuggito dal paese al termine del liceo, è divenuto uno dei più stimati studiosi e professori di filosofia antica dell'intero mondo accademico statunitense, il secondo continua a coltivare e smerciare erba di qualità sopraffina per le strade della loro giovinezza. Dopo dodici anni di lontananza, Brady, messo alle strette da un problema con un creditore, architetta un piano per sistemarsi ed avere la copertura di un alibi, riportando il suo gemello a casa e, magari, convincendolo anche a restare e riappacificarsi con la madre.
Ma le cose non andranno proprio come aveva previsto.
Questo free drink è per Pesa.
Prima di cominciare, con grande piacere dello stesso Pesa, sfodero una serie consistente di bottigliate ai distributori italiani, rei di aver appioppato a questo film uno dei titoli più idioti, fuorvianti e clamorosamente inadatti dai tempi di Se mi lasci ti cancello e Quando l'amore brucia l'anima.
Sistemata la parte dedicata al dispensare colpi ben assestati, occorre dire che, pur non essendo certo un Capolavoro, o una pellicola di potenza coeniana - come vorrebbe, del resto il regista ed interprete Tim Blake Nelson ha avuto modo di lavorare con i due fratelli matti del Cinema Usa -, Leaves of grass mi ha piacevolmente sorpreso, mantenendo alta la soglia d'attenzione per tutta la sua durata, coinvolgendo senza difficoltà - avere un fratello, pur se non gemello, aiuta in questo senso - e riuscendo ad un tempo ad evitare scivoloni clamorosi e sorprendere con una virata drammatica piuttosto forte nella parte conclusiva.
Partendo, dunque, come una commedia legata al concetto di famiglia disfunzionale, con l'arrivo di Bill nel paese natale - preceduto da una sequenza da antologia del grottesco legata all'incontro con il dentista ebreo in aereo - i connotati della pellicola cambiano radicalmente, passando dall'intreccio sentimentale per spostarsi sull'azione - anche in questo caso di forte stampo coeniano, Fargo e Burn after reading gli esempi di riferimento - per virare praticamente all'improvviso, grazie anche ad un paio di innesti di sceneggiatura davvero buoni, al dramma, consumato in due sequenze assolutamente sorprendenti per violenza ed impatto.
Certo, a tratti il rischio di caduta pesante è evitato d'un soffio, ed alcune digressioni dello stesso script non aggiungono nulla al risultato finale, riuscendo al contrario a mostrare il fianco del regista e sceneggiatore, forse più abituato a recitare che non a muoversi dall'altra parte della macchina da presa - tanto da farmi pensare che la vera star del cast fosse proprio lui, in misura anche maggiore di un discreto Edward Norton e di un'anonima Susan Sarandon -: il discorso di Brady a proposito della riappacificazione con la referente della Sinagoga di Tulsa e tutta la vicenda di Bill e della sua studentessa/ammiratrice si sarebbero potute tranquillamente evitare, soprattutto considerato che, analizzate a mente fredda, finiscono per sminuire trovate al contrario validissime come la storia della balestra e quella del dentista Ken.
Ma forse questo post sta prendendo una piega troppo fredda per una pellicola che, al contrario, andrebbe vissuta tutta di pancia, come una bella aspirata frutto dell'erba migliore che potremmo trovare, godendoci il tramonto comodamente stravaccati in veranda a ridere dei tentativi dell'Uomo e della Filosofia di trovare una spiegazione ad una vita che, per quanto ci si sforzi, finirà sempre per giocare secondo le sue regole.
Di sicuro, a fronte dell'apollineo equilibrio professato da Bill, il dionisiaco rischio di Brady appare meno certo, eppure spontaneo e pieno di vita.
Che è sempre meglio godersi, prima che sia troppo tardi.
MrFord
"Lega legalizacion!
Cannabis, basta de prohibición.
Cannabis, Cannabis, Cannabis!
Lega legalización
Yo te quiero Marihuana......"
Ska P - "Cannabis" -
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