Che la Lega Nord sia da tempo un partito politico che ha molte poche cose in comune dal movimento originario, che era nato veramente dalle esigenze reali e concrete del popolo delle valli lombarde, lo avevo già scritto tempo fa e gli ultimi avvenimenti lo stanno dimostrando chiaramente.
Adesso è facile sparare a zero sul movimento creato dal folcloristico Masaniello di Gemonio Umberto Bossi, dimenticandosi che tutte le questioni che hanno fatto si che avesse il grande successo che ha avuto sono ancora tutti sul tappeto, anche perché lo stesso Bossi e i suoi collaboratori non sono mai stati in grado di risolverle.
Facile anche fare dell'ironia sulla figura del capo carismatico della Lega, il pallonaro che riesce a festeggiare per ben tre volte una laurea in medicina mai conseguita, l'improbabile cantante rock, il capo di una banda di mattacchioni alla "Amici miei" che è riuscita ad andare al governo del paese, come dice oggi Michele Serra su la Repubblica, ma si farebbe meglio a ragionare piuttosto sulle incapacità dei leader politici nazionali a riuscire a contrastarne la resistibile ascesa, accettandone invece le condizioni e i ricatti, quando si sarebbe potuto disinnescare il pericolo Lega affrontando e risolvendo quei disagi sociali che ne avevano originato la fortuna.
Che la Lega fosse il partito di un uomo solo ne erano consapevoli tutti ed è quindi facile comprendere come il declino del movimento sia legato a quello, fisico e mentale, del suo capo e creatore e non può sorprendere che i suoi problemi siano iniziati il giorno del malore che colpì Umberto Bossi, costringendolo ad una lunga riabilitazione.
Da allora sono stati altri, meno abili nel fiutare i cambiamenti e le diverse sfumature della società italiana e molto più interessati alle risorse finanziari che la politica fa incassare.
Avvertite Robertino che la Legea è un'azienda napoletana
Altra e più importante causa del declino tipico dei grandi leader la presenza di una famiglia ingombrante, con una moglie ossessiva e petulante e dei figli non molto perspicaci da sistemare, senza contare gli amici e gli amiche di famiglia, poi definiti tutti insieme il "cerchio magico" che operava e decideva a nome del capo.La fine della Lega come l'abbiamo conosciuta fino ad oggi era dunque inevitabile e ampiamente prevedibile, ma questo non vuol dire, come molti probabilmente sperano, che il consenso elettorale conquistato da Bossi e i suoi possa riconfluire nei partiti tradizionali. Molto più probabilmente andrà invece a nuove formazioni politiche locali, o forse ad una Lega riorganizzata attorno ad altri leader, se Roberto Maroni dovesse riuscire nel tentativo di riorganizzazione del partito.
Bisogna però che tutti i cosiddetti leader politici italiani si mettano in testa che la questione settentrionale non l'ha inventata Umberto Bossi, che è solo stato abile a sfruttare preesistenze istanze (i movimenti separatisti esistevano da tempo in tutto il nord) mettendo a frutto una sua capacità di fare marketing veramente da ammirare.