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Lega nord: vizi e virtu’ di una bruttissima vicenda

Creato il 06 aprile 2012 da Giuliano @giulianofalco
Diciamolo subito con grande chiarezza: la gran parte dellereazioni politiche e delle analisi giornalistiche riguardanti le davverobruttissime vicende in cui si è incagliata la Lega Nord, risultano ben al disotto di quanto sarebbe richiesto in un frangente di questo genere.
Le reazioni politiche poi risentono davvero di quell’ideadel “partito di cartello” che, in realtà (vedi legge elettorale) agisce datempo nel sistema politico italiano e, di conseguenza, usando incongruentiformule tipo “onore delle armi” o “comprensione per il dolore dei militanti” sicerca di nascondere il timore che il crollo della Lega coincida con il crollodell’intera impalcatura: con effetti ancora più traumatici rispetto a quelliverificatisi all’epoca di Tangentopoli.
L’esito della storia della Lega Nord non potrà essereridotto a una faida familiare imperniata sulla sottrazione di denaro pubblico(come emerge dagli atti della magistratura): la Lega Nord è chiamata arispondere, tutta quanta, dei guasti gravissimi instillati nel corpo socialedel nostro Paese.
Questo perché il dato più grave emerso in questi giorni è,non solo e non tanto quello dei soldi, ma quello relativo alle dichiarazionidel “rifondatore leghista” Maroni, quando ha ammesso tranquillamente chesiccome “l’ondata razzista” tirava elettoralmente è stato utile, da parte dei“lumbard” cavalcarla.
La Lega Nord è stata coccolata, a destra come a sinistra(ricordate la dichiarazione sulla “costola della sinistra”) perchésostanzialmente funzionale al sistema, anche quando i suoi slogan violavanoapertamente la Costituzione Repubblicana; è stata incautamente inseguita sulsuo terreno attraverso incongrue azioni legislative e amministrative di tipo“federalista” che, nel migliore dei casi, non hanno fornito esito alcuno, ma,nella gran parte, hanno addirittura danneggiato il sistema delle AutonomieLocali.
Soprattutto, però, la Lega Nord ha seminato il ventodell’odio e del razzismo, raschiando il barile degli umori peggiori di unasocietà nella quale agiva progressivamente il terribile spettro della crisi,esaltando egoismi e chiusure.
L’ auspicabile uscita di scena della Lega Nord, così come dialtri soggetti politici che saranno costretti, dall’esplodere dei fatti dicorruzione interna e dall’irrompere sulla scena del soggetto politicorappresentato dal nuovo Governo, a riallinearsi seccamente, lascerà sul campoun altro cumulo di macerie, dal punto di vista del qualunquismo, delladisaffezione, dell’allontanamento di una qualche seria idea dell’ “agirepolitico”.
Nello stesso tempo, però, la natura delle questioni chestanno occupando la Lega Nord ha consentito, assieme all’altra brutta vicendarelativa al tesoriere dell’ex-Margherita apparentemente appropriatosi dellacassa, di svelare fino in fondo un tema che sta, davvero, avvelenandocompletamente il rapporto tra la società civile, gli elettori, i partiti.
Ancora una volta l’odore è quello dei soldi.
Il nocciolo della vicenda sta in due punti che possonoessere spiegati con grande sinteticità: il primo riguarda l’inganno di“rimborsi elettorali” che invece hanno funzionato da finanziamento ai partiti,in modo da aggirare l’esito referendario del 1993. Fin qui penso che tuttisiamo d’accordo. Il secondo dato è quello delle modalità con le quali sonostate stabilite le cifre (del tutto sproporzionate, dal punto di vista delleesigenze dello stesso mercato politico). Difatti, stando alle tabellepubblicate dal “Corriere della Sera”, si tratta di cifre molto superiori a quellespese effettivamente per le competizioni elettorali. Cifre incomprensibilinella loro entità di vero e proprio “schiaffo alla miseria” verso cittadini cuisi propongono sacrifici, tagliando servizi e innalzando le tasse. Cifreaccordate attraverso modalità ignote, decisioni prese non si sa dove e quando,privilegi assurdi (somme elargite a partiti che non esistono, oppure a soggettiche non hanno avuto accesso al Parlamento, come nel caso dell’Arcobaleno i cuidirigenti sono stati premiati con qualche milione di euro, invece di risponderepoliticamente delle scelte sciagurate che hanno portato la sinistra fuori dalParlamento, privando il movimento operaio di uno degli strumenti decisivi, sulpiano istituzionale, per portare avanti le proprie lotte. E di lotte dure, incorso, ce ne sono abbastanza, mi pare.) In questo senso non vale, ovviamente,la scappatoia dei bilanci certificati: è la natura stessa del tipo difinanziamento che va rivista alla radice, proprio partendo da quell’esitoreferendario e dall’esito nefasto della trovata relativa ai “rimborsielettorali”.
Se non si risolve in fretta questo problema, il timore (o lasperanza?) è quello di un corto circuito generale che potrebbe travolgere lestesse istituzioni democratiche.
Alla causa di tutto ciò accennavo all’inizio e vi ritorno inchiusura: la genesi di tutto questo è l’assenza di una competizione aperta sulpiano della dinamica politica e della formazione – appunto – di un vero eproprio “partito di cartello” simile a quello delle società petrolifere; un“partito di cartello” costruito dalle diverse formazioni allo scopo di impediread altri soggetti di entrare nell’arena e dividere prebende e privilegi, deltutto staccati dalla realtà quotidiana di vita e di lavoro delle personecomune.
La legge elettorale del 2005 aveva questo preciso scopo, seandiamo a rileggerla per intero e accuratamente: alle liste bloccate siaccompagna un sapiente dosaggio delle soglie di sbarramento (addirittura con ilrecupero del primo escluso, se presente in coalizione); mentre la scelta dellabase regionale per il Senato è stata inserita per favorire, al Nord come alSud, i rappresentanti d’interessi localistici.
Che, alla fine, come abbiamo visto nel caso della Lega Nord,erano davvero “localistici”, molto ristretti anche dal punto di vista delladimensione geografica, compresi tra il salotto e la cucina.
Savona, li 6 aprile 2012 Franco Astengo

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