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Legalità? Io ci credo

Creato il 21 ottobre 2012 da Tabulerase

Legalità? Io ci credo“La legge è uguale per tutti”, si legge nelle aule dei tribunali: un’epigrafe che assume sempre più i caratteri di un epitaffio. Ormai è  sotto gli occhi di tutti: l’articolo 3 della nostra Costituzione è davvero agonizzante, ed esalando gli ultimi respiri, prova ancora a ricordare a persone ormai sfiduciate che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali di fronte alla legge, senza distinzioni di alcun tipo e soprattutto senza differenze di condizioni personali e sociali.

“Differenze di condizioni sociali”: eppure capita che se un povero ruba, magari per necessità, viene considerato un ladro patentato ed arrestato mentre se ruba un ricco il poverino risulta affetto da una gravissima forma di cleptomania. E perché se una donna comune si concede a tanti uomini per denaro viene considerata una prostituta e se lo fa una donna ricca e famosa la tapina è in cura per uscire  dal tunnel della sex addiction? Anche  la lingua,nella scelta della terminologia,  in questi casi sembra essere davvero poco democratica. Si potrebbero portare infiniti casi i quali mostrano chiaramente che, sebbene la legge dovrebbe essere uguale per tutti, per taluni essa si applica, per altri invece si interpreta e  ciò che per i cittadini comuni è considerato reato per quelli di un livello socialmente elevato è ritenuto semplicemente scandalo.

Assistiamo ad uno scollamento sempre maggiore tra la legge e la giustizia: leggi spesso nate per proteggere interessi personali, leggi incomplete, superficiali o totalmente anacronistiche e, dall’altro lato, una giustizia sempre più soggettiva che interpreta le leggi spesso in modo davvero discutibile, a volte con pregiudizio, spesso con parzialità. Che dire, la dea Dike ha pericolosamente  perso la sua benda e la sua stadera sembra pendere  sempre più troppo da un lato.

Esasperati da leggi sempre più obsolete o eccessivamente complesse ed amareggiati da una giustizia sempre più ingiusta, non meraviglia che molti cittadini stiano progressivamente abbracciando la cultura dell’illegalità e così le leggi cominciano ad essere suddivise in  quelle che si devono assolutamente rispettare e quelle che, per consuetudine, possono essere violate senza troppi scrupoli di coscienza e soprattutto senza troppi rischi. Il problema sorge quando, per un qualsiasi motivo, l’infrazione veniale viene punita: si arriva al paradosso di protestare della giusta applicazione della legge e non del contrario, come dovrebbe essere. La cultura dell’illegalità comincia a pervadere la vita quotidiana, mina l’onestà e il rispetto nelle sue fondamenta, perché la corruzione che dilaga incontrastata ai vertici del mondo politico si può rintracciare in  maniera speculare nei piccoli gesti della vita quotidiana, quando al supermercato si poggia la frutta sulla bilancia digitando un peso inferiore o quando si timbra il cartellino orario al lavoro e poi si esce per sbrigare faccende personali. L’insidiosa convinzione che purtroppo si sta facendo strada nelle coscienze è, come affermava Trilussa, che il Caso ci protegga  più di qualunque Legge.

Quando la legge diventa inadeguata ed ingiusta, quando i cittadini mostrano sempre più sfiducia nella legalità, quando non si sentono più tutelati e trattati equamente non è forse disobbedire l’unica strada per non vivere la profonda frustrazione dell’iniquità? Di certo la disobbedienza civile in un Paese democratico  è considerata ingiustificata ed ingiustificabile, ma non è anche lottando contro governi legittimi che storicamente sono stati acquisiti i più importanti diritti di cui godiamo?Esistono momenti e condizioni sociali in cui la protesta e la disobbedienza diventano  un dovere civile, una sfida morale. Dire no è difficile, comporta l’onere e la responsabilità di una scelta forte, di una presa di posizione non sempre conveniente e sicura. Ma esistono diverse forme di protesta, più o meno efficaci od attuabili.

Io credo fermamente nel potere della conoscenza e dell’educazione come motore del cambiamento, sebbene il percorso sia più lungo e dagli effetti meno immediati. Credo che sia necessario diffondere capillarmente tra i giovani una cultura della legalità fondata sulla consapevolezza dei propri diritti e doveri, educarli a credere nei valori inalienabili di ogni individuo: il rispetto delle leggi, il valore delle regole. l’importanza della giustizia, il senso della cittadinanza e soprattutto la conoscenza della Costituzione. Ci si può ribellare solo a ciò che si conosce, ciò che si ignora viene accettato acriticamente. Educare alla legalità nei piccoli gesti di vita quotidiana, far comprendere che lo stato di diritto è costituito da noi cittadini, riconquistare la fiducia nella giustizia come garanzia di un futuro migliore. Un uomo che protesta da solo è un visionario, un sognatore, tanti uomini che protestano insieme danno origine ad una rivoluzione culturale: io ci credo.


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