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Legge 194 compie 35 anni. Calano gli aborti, ma non i ginecologi obiettori

Creato il 24 maggio 2013 da Ladyblitz @Lady_blitz
Legge 194 compie 35 anni. Calano gli aborti, ma non i ginecologi obiettori

ROMA – La 194 compie 35 anni: era il 22 maggio del 1978 quando entrò in vigore la legge che consente alla donna di abortire in una struttura pubblica (ospedale o poliambulatorio convenzionato con la Regione di appartenenza) nei primi 90 giorni della gestazione. Tra il quarto e il quinto mese la stessa legge permette l’Interruzione volontaria di gravidanza solo per motivi di natura terapeutica.

Secondo l’ultima Relazione sulla 194 inviata dal ministero della Salute al Parlamento nel 2012, in Italia il numero degli aborti è in continuo calo: nel 2011 sono state praticate 109.538 interruzioni volontarie di gravidanza, con una diminuzione del 5,6% rispetto al dato definitivo del 2010 (115.981 casi) e un calo del 53,3% rispetto al 1982, anno in cui si è registrato il più alto ricorso all’Ivg (234.801 casi).

Se, in assoluto, il numero degli aborti in Italia è in continuo calo, quello relativo alle interruzioni effettuate con la pillola Ru486 (in commercio dall’aprile 2010) è invece in crescita: la pillola abortiva è stata usata nel 2010 in 3.836 casi (3,3% del totale delle interruzioni volontarie di gravidanza per il 2010) e in 3.404 casi nel primo semestre del 2011.

Nel 2010 il ricorso alla pillola abortiva si è registrato in tutte le regioni tranne Abruzzo e Calabria e nel 2011 in tutte le regioni eccetto le Marche. Nel 96,1% dei casi non c’è stata alcuna complicazione immediata. Anche al controllo post dimissione nel 92% dei casi non è stata riscontrata nessuna complicanza.

Un altro record registrato dai relatori è quello dei ginecologi obiettori di coscienza: superano l’85%, in Basilicata, Molise e Campania. Anche per gli anestesisti obiettori i valori più elevati si osservano al Sud (con un massimo di 75% in Molise e in Campania e 78,1% in Sicilia) e i più bassi in Toscana (27,7%) e in Valle d’Aosta (26,3%). Per il personale non medico i valori sono più bassi, con un massimo di 86,9% in Sicilia e 79,4% in Calabria.

 


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