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Il grande errore è soprattutto, a mio avviso, legare la governabilità alla legge elettorale e in particolare al maggioritario. Vi sono paesi che adottano il proporzionale come la Germania che sono assolutamente governabili. Il ventennio berlusconiano del maggioritario italiano, prima con il Mattarellum e poi con il Porcellum, è stato invece contraddistinto, nonostante i numeri usciti dalle elezioni, da governi di destra stabili ma pessimi, fino all'epilogo dell'ultimo esecutivo Berlusconi travolto dai mercati, e da governi di centrosinistra instabili, beneficiati o affossati da ribaltoni, e ininfluenti. La qualità e il corretto funzionamento di una democrazia si fondano sulla partecipazione consapevole e informata dei cittadini che sola è alla base della selezione di una classe dirigente onesta e rispettosa della volontà popolare. Un assetto istituzionale e una legge elettorale funzionali ed equi sono elementi necessari ma non sufficienti per una buona democrazia. Ma a parte il fatto che presupporrebbero una generazione di nuovi legislatori all'altezza dei Padri costituenti (e non i Gasparri, i Quagliarella, i Calderoli, le Finocchiaro, i Violante che abbiamo a disposizione), l'esperienza e la storia recente dovrebbe convincerci che non esistono le scorciatoie di miracolose riforme istituzionali ed elettorali tanto più quando la democrazia e la volontà popolare sono state espropriate dai mercati e da entità sovranazionali quali BCE o FMI. D'altro canto l'Italia resta ancora una Repubblica parlamentare ed un sistema elettorale proporzionale sarebbe il più conforme all'assetto costituzionale vigente e non escluderebbe dalle Camere forze politiche non marginali. La prosecuzione delle politiche del governo Monti, con o senza Monti, cosa che al momento appare fuori discussione sia che vinca il centrosinistra del PD e di SEL o che prevalga la destra berlusconiana, dipenderà dalla scelta delle forze politiche che di questo dovranno assumersene le responsabilità senza l'alibi della legge elettorale. Responsabilità che ricadono, in termini di credibilità e di adeguatezza delle proprie proposte, anche su chi si propone di costituire un'alternativa al montismo. E poi anche se si andasse a votare con il Porcellum mentre allo stato attuale è probabile che il centrosinistra otterrebbe la maggioranza assoluta dei seggi alla Camera è tutto da verificare cosa succederebbe al Senato dove il premio di maggioranza è attribuito su base regionale. Non a caso i massimi esponenti del PD esprimono apertamente l'intenzione di un accordo con l'UDC dopo le elezioni. Resta poi in ogni caso il problema della legittimazione politica di un governo che con il consenso di una esigua maggioranza relativa di cittadini, considerando l'elevato livello dell'astensionismo e delle schede bianche e nulle, dovrebbe affrontare le questioni epocali sul tappeto senza essere travolto dalle spinte contrapposte dei mercati e dell'opposizione sociale. Per questo tutti gli osservatori e analisti politici sono sicuri della riconferma della 'formula' Monti anche nella prossima legislatura (con il professore della Bocconi traslocato al Quirinale quale garante verso poteri forti e i nostri 'protettori' internazionali USA, Germania e Francia). Un sistema proporzionale allora consentirebbe almeno di non avere maggioranze bulgare in grado di fare riforme costituzionali senza passare per la consultazione popolare così come successo con il pareggio di bilancio. Ala fine, stante un orizzonte programmatico e politico già predeterminato dalle scelte di Monti in ossequio ai diktat europei, la legge elettorale sulla quale si accaniscono i partiti ha solo la funzione di ripartire le poltrone da occupare nella prossima legislatura (e ne stanno inventando altre 90): quelle di parlamentari, di Presidente della Repubblica, della Camera e del Senato e di tutti gli enti, organi e authorities del sottobosco istituzionale. Ripartizione di poltrone che resterà l'unica area soggetta alla reale determinazione dei partiti.
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