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Legge elettorale. Il più grande inciucio dopo lo tsunami di Phuket.

Creato il 28 marzo 2012 da Massimoconsorti @massimoconsorti

Legge elettorale. Il più grande inciucio dopo lo tsunami di Phuket.

Tre briganti... i somari sono virtuali

Sono rimasti in tre, come i somari sulla strada longa longa da Girgenti. Prendono e disfano, disfano e prendono fino a quando una marea di fischi li sommergerà. Compiono nefandezze una dietro l’altra e poi, sornioni, sorridono alle macchine fotografiche e alle telecamere convinti di aver fatto una figata. Ma sono solo tre somari che trasportano sulla soma gli interessi non si sa bene di chi. De profundis sul bipolarismo, un altro referendum vinto dalla gente che se ne va a puttane. Niente obbligo di coalizione, che per Casini è una benedizione al punto che potrà continuare a incarnare il “moscone verde”, quel dittero vicino al culo del vincitore di turno, mentre per la Lega è una vera e propria iattura, Bossi senza Berlusconi rischia di ridurre il suo partito a una percentuale da prefisso telefonico. “Si va verso” (ma non c’è ancora l’accordo) il ritorno dei collegi uninominali, cioè della possibilità data a un elettore di scegliere chi diavolo votare. Nonostante le dichiarazioni farneticanti e ipocrite dei leader di tutti i partiti, la voglia di far tornare la gente a scegliere è pari a zero. Volete mettere l’arrapamento di inserire nelle liste bloccate i figli, le mogli, i massaggiatori, le concubine, le mignotte che finalmente potrebbero dartela gratis, gli ex dell’Udeur, gli ex craxiani, Tosi, Maroni, Zaia e ridare il potere all’elettore di decidere liberamente chi andrà a rappresentarlo? Non se ne parla, non c’è confronto. E poi loro tre, i tre somari sulla strada longa longa da Girgenti, che fanno finta di litigare a favore delle telecamere mentre poi, nel segreto delle catacombe, fanno pesare i veti incrociati e difendono gli interessi della casta legati alla sopravvivenza. Forse ha ragione Crozza quando sbeffeggia il Bersani che comincia a innamorarsi di Angelino, perché la pozza nella quale si trova in questo momento ciò che resta dei partiti italiani, ha la stessa acqua per tutti, putrida e sporca, insomma stagnante e pure un po’ puzzolente. Scende il numero dei deputati e dei senatori, 500 i primi, 250 i secondi. Possiamo solo immaginare la ressa e la rissa che ci sarà nel momento della presentazione delle liste elettorali, il proliferare dei dossier e dei contro dossier, gli sputtanamenti degli avversari di collegio, gli interessi delle cricche, delle lobbies, delle P3 (che nel frattempo aumenteranno a dismisura, P4, P5, P6) e via dicendo. Soglia di sbarramento al 4, 5 per cento. Questo significa che Fli e Api dovranno per forza convergere con Casini che diventerà il leader del Terzo Polo e che ancora una volta, la sinistra o decide di correre insieme o starà per sempre a rimirar le stelle rimpiangendo Trotsky. Con l’aria di antipolitica che tira, provocata ovviamente dagli stessi partiti politici, raggiungere il 5 per cento sarà una tombola e questo lo sanno tutti, di più i tre somari. E così, mentre la troika ci sta provando gusto a gestire gli avanzi che il Professore carinamente gli lascia (perché le iene di quello si nutrono), Mario Monti da Tokyo li sputtana a più riprese e dice: “Gli italiani vogliono la riforma del lavoro. Il mio governo ha un alto consenso, i partiti no”. Traduciamo: “Io incarno la volontà popolare anche se non sono stato eletto, voi siete stati eletti e non contate un cazzo”. Ma non vi ricorda qualcuno? In fondo però, il Professore ha ragione. Sapete cosa ha detto Matteo Renzi staccandosi per un momento dal biberon? “A me dell’articolo 18 non frega un cazzo, e ridatemi la Playstation per favore”.
Nota a margine. Dopo aver dichiarato urbi et orbi che il suo modo di fare politica sarà completamente diverso da quello del predecessore, e che il rapporto con i media sarebbe stato improntato a un low profile di stile anglosassone, il Professore ha pensato di comportarsi in tutt’altro modo. Le telecamere lo hanno affascinato a tal punto che non si è perso neppure una trasmissione televisiva né radiofonica. Mancano all’appello il Grande Fratello e L’Isola dei Famosi che, quando ci andrà magari travestito da coattone o da calamaro, farà filotto. Di più. Dopo aver strombazzato ai quattro venti la voglia di privacy per se stesso e per la sua famiglia, la di lui moglie, signora Elsa, ha deciso di aprire le porte della sua casa a un giornale. Al New York Times? Al Times di Londra? Alla Bild Zeitung? Al Washington Post? No, a Chi, la testata diretta da Alfonso Signorini. Ci viene da pensare quali segreti inconfessabili l’Alfonso tenga riposti nei suoi archivi per essere arrivato a tanto ma non ci importa, dopo 20 anni di Silvio nulla più ci sconvolge, ci fa solo indignare.

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