Di Mario Marrandino. Ai dieci punti del Pd seguono i cinque punti del M5s. Nel secondo appuntamento del dialogo Pd-M5s, due intense ore nella Sala del Cavaliere di Montecitorio, non sono mancati i colpi di scena: la delegazione pentastellata, capeggiata dal vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, sempre più rappresentante dei parlamentari 5 Stelle, ha presentato una nuova proposta d’intesa in cinque punti sulla legge elettorale. Il premier Renzi, presente a sorpresa dopo aver lasciato intendere che non ci sarebbe stato, ha aperto su alcune proposte che sembrano ridurre le distanze tra le parti: un confronto, quindi, che ha lasciato sullo sfondo gli altri delegati presenti (Serracchiani, Guerini, Moretti e Speranza per il Pd, i parlamentari Toninelli, Petrocelli e Carinelli per il M5S) trasformandosi in un botta e risposta continuo tra Renzi e Di Maio. Incontro che dalla legge elettorale si è allargato alle riforme costituzionali, che da lunedì andranno in votazione al Senato.
Cinque Stelle: preferenze e doppio turno di lista. Tale proposta si basa su un primo turno proporzionale senza sbarramento e un eventuale secondo turno, qualora nessuna lista superasse il 50%, tra i partiti che hanno preso il maggior numero di voti, una elementare forma di ballottaggio. Al vincitore un premio di maggioranza al 52%. Il punto fondamentale della proposta pentastellata è quello di reintrodurre le preferenze, ma allo stesso tempo impedire che i condannati possano essere eletti in Parlamento. E dunque chiedono al Pd di recepire le norme contenute nella proposta di legge popolare presentata in passato dal Movimento. Lo stesso Di Maio, ha posto sin dall’inizio le priorità: “A noi interessa la stabilità, la crisi è arrivata anche perché i governi sono stati ricattati dai partitini”. E ha aperto ad un confronto sulle riforme: “Dopo la legge elettorale, se volete ne parliamo”. Sulle riforme costituzionali il M5s ha le idee chiare: il Senato deve rimanere elettivo e il numero di firme per i referendum non devono aumentare.
Su Facebook arriva la promozione “in diretta” per la delegazione direttamente da Beppe Grillo: “Sto seguendo la diretta streaming dell’incontro M5s-Pd. I nostri ragazzi come sempre sono fantastici e competenti”. Anche Di Maio, al termine dell’incontro, ha parlato su Facebook di “apertura sulle preferenze”, ma ha definito il Pd “lento” perché “ha rimandato ad un altro tavolo”. Ma ha sottolineato: “Non gli lasceremo spazio per alibi o perdite di tempo”.
Il premier Matteo Renzi, pur non rinunciando a qualche “vivace” scambio di opinioni con Luigi Di Maio e la delegazione M5S, concede un’apertura di credito importante al movimento di Beppe Grillo. Ai Cinque Stelle che lamentavano i 25 giorni di attesa con il primo incontro, il premier ha risposto così: “Se io sono un bradipo, e c’ho messo una settimana a rispondervi, voi ci avete messo 6 mesi…” e così via.
Dopo, però, arriva il confronto vero, e le distanze sembrano ridursi rispetto al passato e fanno quasi ben sperare. Secondo il premier è “possibile arrivare ad un accordo più ampio” che non sia solo sulla sola legge elettorale e considera un passo avanti i cinque punti presentati dal movimento. Sulle preferenze, uno dei punti irrinunciabili dei Cinque Stelle, chiarisce: “Noi non pensiamo che la preferenza sia lo strumento della democrazia ma tra averla e non averla preferiamo averla”. Ma, ha spiegato il premier, bisogna trovare un compromesso con gli altri partiti che hanno sostenuto l’Italicum.
Aperture anche sulle norme contro i condannati in Parlamento: “La Severino è stato un primo passo. Capiamo cosa significa la vostra proposta in termini di merito e ne discutiamo”. Sul doppio turno di lista l’apertura più importante: “Va bene, era una nostra proposta” ma, sostanzialmente, “andrà sottoposto all’attenzione del Pd”, ha aggiunto il premier, spiegando: “Sulla soglia del 52% vediamo. Non è un punto centrale, ma c’è un principio”.
Il premier annuncia poi nuove consultazioni: “Da qui al primo agosto o comunque al momento in cui la riforma costituzionale sarà approvata facciamo un giro ufficiale di consultazioni sulla legge elettorale anche con tutte le altre forze politiche che stanno consentendo di fare una riforma costituzionale ed elettorale. Non perdiamo neanche un minuto”, ha concluso il premier. Infine la richiesta di un nuovo incontro: “Rivediamoci prima che la legge elettorale sia discussa al Senato”. Alla fine il Presidente del Consiglio si è detto molto contento per l’esito dell’incontro, ma “bisogna vedere se Di Maio se li porta tutti. Vediamo che succede al loro interno”.
Nonostante le “aperture” ed un il clima relativamente “cordiale” non sono mancati momenti di tensione durante l’incontro Pd-M5S: la questione immunità, che sta molto a cuore ai pentastellati oppure il duello verbale più acceso tra Renzi e Di Maio. “Siamo disponibili a parlarne se c’è l’accordo di tutte le forze politiche” ha detto Renzi, ma Di Maio lo ha subito incalzato: “Deve andare ad Arcore a chiedere il permesso?”. Immediata la risposta del premier: “Finché non riconoscerete la differenza fra il partito di Arcore e il nostro non capirete perché il vostro ‘vinciamo noi’ è diventato ‘vinciamo poi’ “.
E ancora: “Il Pd non accetta lezioni sul tema dell’immunità dei parlamentari. Abbiamo votato per l’arresto di un nostro collega”. E quando ad un tratto i delegati Pd sembrano intenzionati a porre fine alla discussione, Di Maio li richiama: “State scappando dal tavolo?”. E il premier non si lascia sfuggire l’occasione per chiedere ai Cinque Stelle dei toni più civili: “Noi saremo anche questi pericolosi fascisti autoritari, però ti abbiamo eletto vicepresidente della Camera. È possibile, almeno nei lavori parlamentari, avere un tono leggermente diverso dall’insulto?”.