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Legge elettorale: veti incrociati potrebbero bloccarla

Creato il 24 gennaio 2014 da Molipier @pier78

Scritto da: Ivan Lagrosa 24 gennaio 2014 in Attualità, News, Politica Inserisci un commento

A inizio settimana Matteo Renzi, segretario del Pd, aveva presentato la proposta di legge elettorale partorita dall’accordo in primis con Forza Italia e in secondo luogo con il Nuovo Centro Destra di Alfano. Ora, passati pochi giorni, la proposta di legge si trova già impantanata nella palude dei veti incrociati. Infatti, benché ci sia stato il via libera in commissione Affari Costituzionali alla Camera, i nodi politici da risolvere restano.

Procediamo con ordine e partiamo dai partiti piccoli, quelli a cui Renzi ha consigliato di “arrangiarsi” nel caso la riforma non sia di loro gradimento. La proposta di legge, in effetti, non piace. In particolare, viene criticata da Scelta Civica, da Sel, dalla Lega e da Fratelli d’Italia, proprio da quei partiti piccoli che si dovrebbero arrangiare.

Le critiche che muovono questi partiti sono pressoché univoche: prima di tutto le soglie di sbarramento (8% per chi non si coalizza e 5% per chi invece lo fa) sono troppo alte. C’è infatti il rischio che un partito che contribuisca al raggiungimento della soglia per ottenere il premio di maggioranza (35%) per la coalizione, poi non ottenga alcun seggio, essendo il suo risultato, preso singolarmente, sotto la soglia di sbarramento. In effetti Fratelli d’Italia e Lega, secondo recenti sondaggi, sarebbero ben lontani dalla soglia del 5% ma nonostante ciò i loro voti si andrebbero ad accumulare a quelli di Forza Italia per il raggiungimento della soglia del 35%. Insomma, oltre il danno di non entrare il Parlamento anche la beffa di vedere i propri voti utilizzati da un altro partito.

Altra critica mossa nei confronti dell’Italicum, così si chiamerà la nuova legge elettorale, è la mancanza delle preferenze per la scelta del candidato. Questa critica viene mossa non solo dai piccoli partiti ma anche dal Nuovo Centro Destra e dalla minoranza del Pd.

Inoltre, per non farci mancare nulla, la soglia da raggiungere per ottenere il premio di maggioranza viene giudicata da molti troppo bassa e quindi di nuovo a rischio di incostituzionalità.

Fin qui le critiche. Vediamo ora cosa potrebbe effettivamente cambiare partendo dal tema preferenze.

C’è innanzitutto da dire che Matteo Renzi si è da subito dichiarato favorevole ad una loro introduzione. Condizione necessaria per introdurle è però che tutti i partiti firmatari l’accordo siano favorevoli.

Questa mattina, a tale proposito, c’è stato l’incontro tra la responsabile delle riforme Pd, Maria Elena Boschi, e Denis Verdini di Forza Italia: il partito di Silvio Berlusconi ha ribadito la sua netta contrarietà all’introduzione delle preferenze.

Sempre oggi, Angelino Alfano ha invece affermato che quello che il suo partito chiede è proprio “di modificare le cose che stanno più sulle scatole ai cittadini: il parlamento dei nominati e le liste bloccate”.

Se il Presidente del Consiglio su questo punto si trova in sintonia con Alfano, di tutto altro avviso è Dario Franceschini (Pd) che ha dichiarato: “vedo che le preferenze sono diventate improvvisamente popolarissime ma io, che ho iniziato a prenderle, e molte, a vent’anni, sento il dovere morale di dire che oggi sarebbe un errore enorme reintrodurle per i danni al sistema politico e alla sua trasparenza“.

Insomma, sul tema preferenze la confusione è totale.

Sembra invece trovare una soluzione il tema delle soglie sopra accennato: Forza Italia e Pd sarebbero favorevoli sia ad un abbassamento dal 5 al 4% per i partiti che si coalizzano e sia a far entrare in Parlamento il partito della coalizione che ha preso più voti, anche nel caso in cui non superi la soglia.

Per quanto riguarda invece la soglia per ottenere il premio di maggioranza, ritenuta, come detto, troppo bassa, si pensa ad un suo innalzamento dal 35% attuale al 38%. Rimane punto fermo il doppio turno nel caso nessun partito raggiunga questa soglia.

C’è infine da menzionare, nel cantiere della legge elettorale, la sempre più probabile introduzione di un provvedimento che permetta ai partiti fortemente radicati sul territorio (vedi Lega Nord) di poter ottenere dei seggi anche nel caso in cui, a livello nazionale, non venga superata la soglia di sbarramento.

Il Movimento 5 Stelle non è invece interessato a tutte queste sottigliezze e giudica la proposta di legge semplicemente “illegale”. 

legge elettorale Politica Preferenze 2014-01-24

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