In Campania, dopo l’approvazione in consiglio della nuova legge sull’acqua e la nascita dell’Ente Idrico Unico regionale, una legge approvata all’unanimità dai consiglieri del PD e che ha visto le proteste dei comitati e del m5s in aula, proteste finite in baguarre con l’occupazione dell’aula consiliare, si discute su quali saranno gli effetti di questa legge che, secondo i comitati, andrebbe contro il referendum votato dagli italiani.
La legge in questione prevede l’istituzione dell’EIC (Ente Idrico Campano) quale ente di governo del servizio idrico integrato. Se prima erano gli ATO Acqua distrettuali a dare disposizioni in materia di risorse idriche e gli ATO distrettuali erano formati dagli enti locali che “svolgono le funzioni di organizzazione del servizio idrico integrato, di scelta della forma di gestione, di determinazione e modulazione delle tariffe all’utenza, di affidamento della gestione e relativo controllo” adesso vi sarà un unico ATO regionale che centralizzerà le decisioni andando a ridurre l’autonomia degli enti locali. In parole pover,e dopo l’approvazione della legge, i Comuni del territorio e gli stessi consigli del distretto non avranno più facoltà di controllare, né di interrompere il contratto con l’azienda che gestisce il servizio sul proprio territorio in quanto la maggior parte delle competenze e delle decisioni saranno affidate ad un solo uomo, il Direttore Generale. Cosa ancora più grave, secondo i comitati per l’acqua pubblica, è che la legge legittima nuovamente i commissari straordinari fino alla costituzione del nuovo Ente, con conseguente legittimazione delle partite pregresse Gori S.p.a. e 122 milioni di euro che rischierebbero di tornare a carico degli utenti ATO 3 Vesuviano/Sarnese.
Se fosse così, la politica di gestione dell’acqua prevista dalla legge sarebbe in continuità con quella dell’ex giunta regionale Caldoro, politica che, ricordiamo, fu bocciata dalla corte costituzionale.
A tal proposito si è espresso anche il sindaco di Napoli Luigi De Magistris che afferma di voler impugnare la legge che definisce “Salva-Gori.” De Magistris in un’intervista alla web-tv del Comune di Napoli ha affermato “La legge regionale sul riordino del servizio idrico è molto grave dal punto di vista politico e giuridico. Capisco che il referendum votato da 27 milioni di italiani non piaccia agli affaristi, alle lobby e al sistema, e che quello che ha fatto Napoli, attuando il referendum, non piaccia. Ma con queste leggi, che sono obbrobri giuridici, si sta sovvertendo la volontà popolare.”
Il Comune di Napoli, come ha ricordato questa mattina lo stesso De Magistris sulla sua pagina Facebook, è stato l’unico comune campano, insieme ad altri piccoli comuni a trasformare una società per azioni in azienda di diritto speciale, l’ABC (Acqua Bene Comune), oltre che l’unica città ad aver attuato la volontà popolare. “Abbiamo trasformato una società per azioni in azienda di diritto speciale: ABC (acqua bene comune). Abbiamo messo in sicurezza l’azienda ed il ciclo delle acque. Procediamo alla riduzione delle tariffe. L’acqua è di tutte e tutti – ha affermato il primo cittadino di Napoli – a Napoli l’acqua sarà sempre garantita a tutte le persone, senza distinzione di tasca e pelle. Non molliamo mai !“