Mi piace iniziare l’anno (che tanto si sa inizia a settembre, alla ripresa lavorativa, mica il 1° gennaio!) cercando di soffermarmi sulle notizie positive che arrivano dal mondo e alle quali i media riservano sempre degli spazi piccoli piccoli che bisogna andare a scovare. Fa più notizia certamente dare enfasi a episodi di cronaca, di malasanità (con dovizia di particolari) o agli innumerevoli conflitti che si incancreniscono da anni, dove vittima e carnefice sono ruoli già da tempo assegnati.
Certo, pur con tutto l’ottimismo possibile, in casa nostra è ben difficile trovare spunti che possano rasserenare le nostre prospettive, se non a breve almeno a medio termine. E allora, andando un po’ oltre, vediamo che Obama ha deciso di lasciare l’Iraq, che i colloqui di pace in medio-oriente siano diventati una possibilità più concreta. E allora il pensiero corre a Gaza, alle navi che forzano il blocco navale per portare aiuti umanitari ad una popolazione che nelle nostre menti viene raffigurata stremata, in continua emergenza, in condizioni di vita precarie, costretta a vivere in una terra inospitale, in case distrutte. Ma ecco che anche qui scopro che le cose non stanno esattamente così: nonostante la guerra, i conflitti e la tensione che si trascina da decenni, lo sviluppo economico e tecnologico è cosa tangibile. E questa è davvero una bella notizia!