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Lèggere

Da Loredana V. @lorysmart

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Da qualche tempo su internet gira una frase di Arthur Schopenhauer:

“Quando leggiamo, qualcun altro pensa per noi: noi ripetiamo solamente il suo processo mentale… quando si legge ci è sottratta la maggior parte dell’attività di pensare… Quindi accade che chi legge molto e per quasi tutto il giorno, piano piano perde la facoltà di pensare. Questo è il caso di molti dotti: hanno letto fino a diventare sciocchi. Tanto più si legge, tanto meno ciò che si è letto lascia tracce nello spirito: diventa come una lavagna su cui si è scritto troppo e in modo confuso.”

Quindi leggere significherebbe assimilare il pensiero dello scrittore, farlo proprio e rinunciare a pensare con la propria testa.
Non avendo fatto studi classici ed essendo quindi pressoché digiuna di filosofia, posso però esprimere il mio personale pensiero.
Innanzitutto bisogna non so in quale contesto sia stata scritta questa opinione da parte del filosofo tedesco. Magari è una provocazione estrapolata da un brano in cui si asserisce l’esatto contrario, però, come ho scritto sopra, la filosofia non è assolutamente la mia materia.

Ho iniziato a leggere da sola molto prima di frequentare le elementari. Avevo poco più di tre anni con l’aiuto di vari pacchi di “ tOpOlinO” prestatimi dall’amichetto che abitava sul mio stesso pianerottolo, maggiore di me di alcuni anni: la lettera O, così rotonda, così simpatica, è stata la prima che ho riconosciuto…seguita poi dalle altre; inizialmente solo lo stampatello maiuscolo, poi, grazie al quotidiano, anche quello minuscolo. Per il corsivo ovviamente ho dovuto aspettare di andare a scuola :-) .

Ed è così che in me l’amore per la lettura è letteralmente esploso. Leggevo di tutto, dai manifestini della fortuna alle ricette di cucina di mia madre…ogni foglio stampato esercitava su di me una forte attrazione. Con i primi libri è cominciata la lotta con mia madre. Ad una certa ora entrava in camera mia, spegneva la luce e mi diceva di dormire ed io, per finire un capitolo interessante, terminavo di leggerlo sotto le coperte alla luce di una pila tascabile.

Mano a mano che crescevo, le letture si sono fatte più impegnative, i romanzi più “importanti”.

I libri hanno allargato i miei orizzonti, alcuni forse condizionato (ma meglio sarebbe dire “indirizzato”) il mio pensiero. Ed è invece proprio grazie ai libri che ho imparato ad essere critica, a sviluppare un mio personale modo di pensare, probabilmente sbagliato, però MIO.

Bisogna poi distinguere: libri di cultura (come i classici, libri di storia e la saggistica) e libri per puro intrattenimento. Però bisogna pure dire che i grandi classici sono nati come opere di intrattenimento. Noi riteniamo ad esempio Shakespeare come un grande drammaturgo classico, ma ai suoi tempi le sue opere erano considerate intrattenimento, in quanto il teatro – frequentato sia dai nobili che dal popolino – rappresentava allora quello che oggi sono il cinema o la televisione.

Adesso, come ho scritto tempo addietro, ho la casa letteralmente invasa dai libri. Gli scaffali della mia biblioteca ormai sono stracolmi: nei ripiani alti quelli che ritengo meno interessanti, quelli a portata di mano sono quelli che amo spesso rileggere o anche solo consultare: non sono certo “lavagne su cui si è scritto troppo e in modo confuso”, ma amici che fa piacere rivedere e risentire… Ora, per eliminare un po’ di cartaceo, ho pure due e-reader, un Kobo che avevo acquistato ed un Kindle che mi hanno regalato… ma il profumo della carta stampata niente lo può eguagliare.

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