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Leggere roba seria

Creato il 09 ottobre 2015 da Rivista Fralerighe @RivFralerighe

“Fumetti?” dice l’amica, strusciando l’indice sui dorsi dei manga e albi vari impilati in uno scomparto della mia libreria, incassato tra la letteratura americana e quella italiana. “Pensavo che leggessi solo roba seria”, aggiunge.

Diciamolo allora, confessiamolo senza indugi: nonostante internet e la televisione abbiano ormai sdoganato la figura del nerd e quella che Hugo Pratt definì “letteratura disegnata”, sulla nona arte continua a gravitare il pregiudizio di chi ritiene il fumetto – sia esso manga, graphic novel o albo da edicola – un prodotto da bambini, con storie da bambini, che affascina persone che, senza le figure a contorno di una trama, a leggere si annoiano.

Eppure, quanto vi stupireste se vi dicessi che c’è un po’ di Hugo nel sorriso di Joker o del De bello Gallico di Cesare nelle storie di Asterix?

In fondo, pensiamoci un attimo: scrivere un soggetto, sceneggiarlo e dare un volto a determinati personaggi fa parte del processo creativo. E il processo creativo è quella cosa che porta un cervello ad avere un’idea che è il frutto originale della rielaborazione di un amalgama di emozioni, ricordi, musiche ascoltate, film visti e, appunto, libri letti.

batman
Partiamo proprio da Batman, la serie a fumetti che la DC Comics ha iniziato a pubblicare nel 1939.
Il primo personaggio che viene in mente, subito dopo l’uomo pipistrello, è la sua nemesi: Joker. Joker è un villain popolare, noto anche a chi evita le fumetterie come lazzaretti. La sua caratteristica principale, a parte ovviamente la follia e il sadismo, è l’aspetto: un volto di un bianco disturbante spaccato in due da un ghigno che lo costringe a un eterno sorriso.
Joker è l’uomo intrappolato dietro quelle labbra rosse stirate all’inverosimile. Proprio come Gwynplaine, il freak protagonista di L’uomo che ride, romanzo che Victor Hugo pubblicò nel 1868.
E non è un caso, o una fortuita coincidenza: Bob Kane e Bill Finger, infatti, presero a modello per il sorriso di Joker proprio il ghigno di Gwynplaine e la sua interpretazione fatta da Conrad Veidt per la prima trasposizione cinematografica del romanzo di Hugo. Direte: è dal cinema e non dalla letteratura che viene Joker. Risposta: in parte. Perché, sebbene l’associazione tra Joker e Gwynplaine si concluda sul piano estetico, se Hugo non avesse scritto “L’uomo che ride” non se ne sarebbe mai tratto un film, molto probabilmente Joker non sarebbe il villain che tutti conosciamo e, nel 2005, non sarebbe mai uscito quel bell’albo che è The Man Who Laughs.

joker - due facce
Altro supervillain divenuto un’icona è Harvey Dent, “Due Facce”. L’ex procuratore distrettuale di Gotham deve parte della sua esistenza a Robert Louis Stevenson e al suo romanzo Lo strano caso del Dottor Jekyll e di Mister Hyde. Fonte di ispirazione per Bob Kane è, in questo caso, un film del 1931, Il dottor Jekyll, diretto da Rouben Mamoulian, una delle più riuscite trasposizioni del romanzo di Stevenson per il grande schermo.

Se poi vi steste chiedendo a chi dobbiamo la figura di Batman, la risposta è: tra i tanti, Zorro.
E anche Don Diego de la Vega è, prima di tutto, un personaggio letterario. Zorro, infatti, fa la sua prima apparizione in un romanzo, La maledizione di Capistrano di Johnston McCulley. Dal romanzo venne tratto il film Il segno di Zorro nel 1920, che vide Douglas Fairbanks nei panni del giustiziere mascherato e consacrò il personaggio di McCulley a icona cinematografica.

zorro
Usciamo da Gotham e approdiamo alla Londra di Tiziano Sclavi.
Qui, a Craven Road 7, troviamo Dylan Dog, protagonista di un fumetto che ha segnato generazioni di trentenni, edito dal 1986 dalla Bonelli. Dylan è il primo indagatore dell’incubo nei fumetti, ma si inserisce nel filone di investigatori del paranormale letterario i cui capostipiti furono Carnacki, creato dalla penna di William Hoper Hodgson, e John Silence, il detective dell’occulto di Algernon Blackwood. E proprio da quest’ultimo Sclavi trae spunto per il suo “old boy”.

Dagli investigatori, passiamo ai ladri e concludiamo questa breve rassegna con un antieroe famosissimo: Lupin III
Il personaggio del manga omonimo ideato da Monkey Punch nel 1967 è un omaggio, in nome e “imprese”, del ladro gentiluomo Arsène Lupin creato nel 1905 da Maurice Leblanc.
Come il “nipote”, Arsène è un ladro a suo modo onesto; donnaiolo e raffinato, non usa la violenza e ruba soltanto a chi “lo merita” e spesso solo per la sfida in sé. Arsène è stato protagonista di una fortunata serie comprendente diciassette romanzi, trentanove racconti e cinque opere teatrali.

lupin

E qui mi fermo, ché la lista di personaggi “liberamente ispirati a” potrebbe andare avanti ancora a lungo, tra vere rielaborazioni e semplici verosimiglianze di personaggi che tornano, a volte in forma scritta altre sotto forma di figure con le nuvolette in testa, e che hanno tutte la stessa dignità, se il piacere della lettura resta invariato.

Federica Leonardi



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