Solo qualche giorno fa si è conclusa la Buchmesse (Fiera del Libro) di Francoforte, ovvero il più grande evento letterario al mondo, quanto a presenza di case editrici, incontratesi quest’anno dall’8 al 12 ottobre.
Non parleremo dei meravigliosi e numerosissimi appuntamenti che si sono svolti, ma accendiamo i riflettori, ancora una volta, sulla situazione dell’editoria italiana. Quanta gente legge in Italia? Dalle statistiche sembrerebbe solo il 43%. Basso tasso di lettori, librerie che abbassano definitivamente le saracinesche, piccole case editrici che sono come piccole galassie lontane dall’universo del mercato delle maggiori non sono più novità per chi qualche libro lo mastica.
Non ci stupiamo più? Erroraccio! Dobbiamo continuare a indignarci e, anzi, a essere fautori di un rilancio della lettura con le idee più disparate (e non disperate, attenzione!). Penso al recentissimo Social Book Day, a cui anche Temperamente ha aderito, o al lavoro paziente del maestro Antonio, che abbiamo conosciuto mesi fa, o all’avventura di Pianissmo, per restare negli orizzonti italiani. Ma non posso ignorare il novantaquattrenne Polan, in Bangladesh.
Pare interverrà anche il Mibact (Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo) a migliorare la questione editoriale infelice dell’Italia, che l’Aie (Associazione Italiana Editori) continua a mettere in evidenza.
Il Ministro Dario Franceschini ha assicurato l’impegno del Mibact, per avviare un lento ma deciso processo di riavvicinamento alla lettura, al fine di “creare” lettori.
Ho messo le virgolette per attirare la vostra attenzione sul verbo utilizzato. Quasi si stesse parlando di un nuovo prodotto. Creare lettori. Non siamo in fabbrica! Avrei usato altri termini. Incentivare, ad esempio. Ma anche questo mi avrebbe rimandato all’aspetto economico della situazione. Ci sarebbe anche da interrogarsi: sarà che i libri costicchiano? Sarà che sulla cultura gli incentivi son sempre pochi? Sarà che ci stiamo abituando ai mille download possibili da pc, tablet e cellulari?
Personalmente avrei detto incoraggiare. Sì, perché i libri sono gli amici del cuore, leggere è una questione di cuore. Non in senso smielato, scegliere di compare e leggere un libro è un gesto d’amore per editori, scrittori, distributori e librerie, come minimo. Attorno al micro-macro cosmo editoriale, ruotano poi svariate figure professionali, spinte dall’amore per la cultura piuttosto che dalla paga a fine mese.
Dice bene, allora, Laura Donnini (Gruppo RCS), riguardo alle possibili soluzioni per migliorare il panorama dell’editoria italiana: occorre mantenere in vita gli editori, le librerie, continuare a investire nello sviluppo degli autori, preservare il diritto d’autore. Bisogna soprattutto fare sì che la lettura diventi un’attività sexy (voglio dire: non solo alla maniera del Naked Girls Reading, tanto per intenderci!).
Qui mi sono un po’ risentita, perché il sex appeal mi ha fatto pensare a tecniche un po’ costruite ed esteriori di seduzione, mentre il piacere della lettura è intimo. Lo stesso Stephen King ha affermato che leggere buoni romanzi è come passare dalla masturbazione al sesso. Insomma, una relazione piena, perché condivisa, non vissuta in solitaria, come riferisce la leggenda dannunziana.
Così ho approfondito e mi sono ricreduta. Leggere è necessariamente sexy, perché la seduzione ha a che fare anzitutto con la propria sicurezza, con la fiducia che si nutre in se stessi e questa va scavata (e scovata) nell’interiorità. Non ci permettono forse i libri di andare a fondo in noi stessi? Non sono loro a suscitare moti interiori? Non ci danno il coraggio a volte di agire? Non sono loro che talvolta denudano l’anima?
Torniamo alla Buchmesse di Francoforte. Altra questione dibattuta: rapporto libri cartacei e libri digitali. Niente discussioni in merito alle conseguenze psico-emotive degli uni o degli altri, l’attenzione si è concentrata su questioni meramente economiche (che, chiaramente, hanno il loro peso nella scelta di un lettore o potenziale tale). I libri cartacei hanno l’Iva ridotta al 4%, mentre gli ebook hanno Iva piena al 22% (nonostante ciò, i secondi costano anche meno).
Dario Franceschini rassicura che di carta o in formato elettronico, un libro è un libro! Ci penserà l’Europa, che provvederà ad equiparare l’Iva. Chissà che non sia un incentivo (sì, adesso lo scelgo con coscienza) per rilanciare il mercato dei libri e la lettura, come sana propensione e passione.
P.S.: scappate a leggere, vi fa sexy!
Susanna Maria de Candia