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Legittima fregatura

Creato il 06 febbraio 2011 da Aronne

Oggi Ferrara su Il Foglio prova a costruire un parallelismo molto ardito. Tra Marchionne e Berlusconi. Ovvero tra Fiat e Governo. E quindi, azzardiamo, visto gli sviluppi odierni, anche questo: Chrysler e Starace.
La spregiudicatezza di Marchionne nell’essersi saputo sganciare da Confindustria, quanto mai inutile, oggi ormai relegata a conventicola per caffè letterari, cene culturali, parcheggio di figuri che di industriale hanno solo le chiome metallizzate, viene accostata alla spregiudicatezza di Silvio Berlusconi che nelle sue cene di Arcore ha saputo sganciare Euro in bigliettoni per creare attorno a sé, invece, una conventicola che le chiome le ha ben colorate. Sotto e sopra, diciamo.
La contropartita di tanto spregiudicato riformismo, venduto oggi a 1,30 Euro, perché quello vale, è l’inchiappentamento di tre quarti di società. Le donne che vedono consolidare la loro posizione. Pi greco mezzi. Come direbbe Cetto orizzontalmente e verticalmente. E gli operai. Ma la posizione di questi va vista sotto diversi angoli. La litania di certa sinistra, sindacale anche, dei diritti perduti è una balla ideologica vecchia come i grigio-metalizzati di Confindustria. Il punto è che il riformismo alla Marchionne sta facendo passare come colpa del costo del lavoro la crisi industriale di questo paese che non sa più fare niente su grande scala. Produce prodotti di nicchia che però danno lavoro e cibo a numeri di nicchia. E non ci permettono di competere a livello “Mondo”. Quello che Ferrara chiama riformismo è quindi un maldestro tentativo di risolvere, secondo logiche di cortissimo periodo, beghe interne e locali, o addirittura familiari nel caso del Premier.
Ed infatti, l’agenda Politica di Silvio Berlusconi non ha obiettivi di lungo termine. Un fine ultimo collettivo. Ma nasce dall’esigenza di allontanare dai propri guai giudiziari e personali l’attenzione di quelle stessa collettività verso cui il Governo di cui è presidente è (dovrebbe essere) responsabile.
Il Paese è quindi vittima dei bocchini, dei Bocchino, dei bordelli e dei Casini. E anche se alcuni nomi e termini hanno la maiuscola, è il paese ad essere minuscolo. Dobbiamo sorbirci un Michele Brambilla su La Stampa che ci spiega del perché la bicameralina, del perché del veto di Napolitano, del perché di quella manfrina, di questa leggina, di quell’altra ruffiana, e di quest’ultimo lecchino. Il risultato politico concreto è lo stallo del paese. Che di fatto va avanti mosso da pure forze inerziali. Manifestazione palese del fatto che al governo c’è soltanto una burocrazia inutile. A conferma di come probabilmente una macchina senza nessuno al volante rischia di essere meglio di una mal guidata. Un (brutto) modo per legittimare un risveglio liberale.
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vg
Legittima inculata
  

   

 


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