Di fatto: fatico a iniziare. Qualsiasi cosa.
Poi, pochi minuti fa, sfogliando quasi distrattamente l'inserto della domenica de Il Sole 24 Ore (sì, avete letto bene, l'inserto più bello mai pubblicato da un quotidiano....), mi sono imbattuta in questa foto:
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E poi ho visto questa:
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E sono stata lì, parecchi minuti. Perché le trovavo stupende. E pensavo: ecco cosa mi ci voleva. Questi ritratti. E mi è venuta voglia di vedere chi è questo Maurizio Anzeri e ho trovato un po' di cose qui.
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E ho avuto anche la forza di indignarmi vedendo che si è formato a Londra e pensando che noi italiani siamo condannati al vagabondaggio per trovare i giusti meriti (anche perché i suoi lavori facevano da cornice ad un articolo su Franco Moretti, docente di letteratura a Stanford).Stare a casa, rintanati, fa riflettere, o almeno è così per me. A volte vorrei smettere, sospendere per un po' l'ininterrotto lavorìo della mia testolina, ma temo sia la mia condanna.Penso spesso in questi giorni alla bellissima rubrica sui diritti dei bambini di Piccolalory e penso anche ai commenti che lasciate e in questi giorni soprattutto a quello di Stima di Danno, lasciato qui. E' vero, dovremmo allargare i confini e pensare anche ad altri diritti, più faticosi. Pensare ai nostri diritti. Di madri. Non di mamme. Di madri. Questo termine che parte dolce e termina duro, il mio prof direbbe che in questa parola il significante è uguale al significato. Quello che appare è quello che è.Perché essere madri è dura e anche smettere di esserlo è dura, o cercare di esserlo in modo diverso.Sento ogni tanto il bisogno di guardare fuori da questo mio nido incasinato e di trovare un appiglio per riemergere in modo ottimista, positivo o semplicemente sereno. L'arte, la musica, il cinema, il teatro. I miei appigli. E lo so anche i vostri e ancora. Adesso è questo il mio pensiero e insieme il mio proposito. Il diritto delle madri a uscire dal nido serene e rappacificate.