Lenzuoli bianchi

Creato il 28 ottobre 2010 da Mapo

foto:flickr

Sto per andare a letto ma decido di leggere, per ultimo, un articolo (Il rispetto del lenzuolo bianco) che è aperto da ieri sera in qualche anfratto del mio desktop. L'ho pescato direttamente da un link di facebook che mi ha portato sul sito di un quotidiano che di solito non leggo (la Stampa) con la firma di un giornalista che quasi non conosco (Mario Calabresi).Non mi resta che concentrarmi sui contenuti. Scopro, riga dopo riga, che ne vale la pena. Avendo fatto, seppur brevemente e in maniera discontinua, questo lavoro provo sempre una sensazione urticante quando sento chiunque attaccare a spron battuto (e il più delle volte senza argomentare) la categoria professionale. "Voi giornalisti", così come "Voi medici" sono espressioni che di questi tempi vanno molto di moda e, seppur in fondo amante dei pregiudizi, mi provocano un fastidioso senso di nausea. Ciò non toglie che ci siano dei momenti in cui ci sia bisogno di fare marcia indietro. Vi consiglio di leggerlo e vi consiglio di guardare, appena dopo, l'intervento della Litizzetto di questa domenica a Che Tempo Che Fa (Gli appassionati del delitto di Avetrana).Due modi diversi di dire, in fondo, la stessa cosa, tanto ragionevole da apparire rivoluzionaria!
PS. Mentre scrivo queste righe sono inopinatamente sintonizzato su Raiuno, Porta a Porta e penso che vorrei essere un neurologo, o uno psichiatra (certo non un criminologo) per capire come mai l'area cerebrale deputata al controllo dell'emozione "vergogna" sia del tutto disattivata nel telencefalo di Bruno Vespa. Non solo: rifletto su come, se mi fossi impegnato di più nei lavori di traforo alla scuola media, avrei un posto fisso nel salotto più ipocrita e sgradevole d'Italia visto che proprio lì, a quanto pare, plastici e modellini vanno parecchio di moda.


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