Quando nelle prime ore del pomeriggio lasciavamo Piazza Mazzini e ci ritrovavamo sul viale, il mare stancamente sciambrottava sulla battima che riluceva al sole. I bagnini si riposavano al fresco sotto i camerini, mentre la bandiera di bonaccia, in cima al palo, scherzava col maestrale. Pochi erano allora gli ombrelloni variopinti accosto ai patini lucidi di sole in secco sulla rena.
Camminavamo lesti, sebbene l'occhio stesse attento alle cicche, per via delle mattonelle del marciapiede che scottavano sotto i nostri piedi nudi. [...] Un giorno, mentre carponi raccoglievo le cicche sotto un tavolo del Savoia, mi sentii tirare leggermente per i capelli. Quando fui in piedi mi vidi davanti, seduto su di una poltrona, un signore vestito di bianco con un berretto da ufficiale di marina.
"Perché vai raccogliendo mozziconi di sigaretta?" mi chiese il signore. [...]
"Perché fumo" risposi a mezza voce.
"Così piccolo!" esclamò il signore vestito di bianco ...
[...] Mi scossi quando il signore d'un tratto , chiamò il proprietario del Savoia. Costui corse lesto al tavolo accennando un inchino. Ci fu uno scambio di parole tra il padrone del Savoia e il signore in bianco. "Qualsiasi lavoro..." riecheggiò più volte dalla bocca dell'elegante signore. [...]
Il padrone del Savoia venne una paio di volte, quel giorno, a vedermi lavorare. [...]
"Hai avuto fortuna!" mi diceva "Sai chi è quel signore?... E' Marconi! Guglielmo Marconi! Quello del telegrafo senza fili e della radio!... E quello è il suo yacht l'Elettra!" e mi indicava col dito la piccola nave bianca.
(Leone Sbrana, "La piccola nave bianca - incontro col genio" dal libro "Il pane dei serpenti" articolo pubblicato su Viareggio Ieri - novembre 1964)