Leonida Répaci, L’ultima mostra di Lorenzo Viani

Creato il 08 ottobre 2013 da Paolorossi

Ricordo l’ultima mostra di Viani al Kursaal di Viareggio, due mesi prima della sua morte, e ne annunziava la fine quella nebbia rossa che stagnava subdolamente nel viso arso penato dell’amico, smarrendolo. La folla guardava le tele, i cartoni, i disegni dell’artista, con perplessa meraviglia.

Un mondo insospettato si animava sotto i suoi occhi. Madonne dal manto celeste e con lo scettro in pugno apparivano tra i nembi e le folgori per sedar la tempesta e dar coraggio al navigante in pericolo di vita.

Lorenzo Viani – La vedova, 1920-21

Spose e madri con i bimbi in braccio o attaccati alle gonne, aspettavano sulla bàttima il trabaccolo impedito dal vento di traversia. Orfani vestiti di nero suggevano latte di etisia da seni inariditi. Arditi di Malafora, con gli occhi bruciati dal salino, sonnecchiavano a una finestra di Ospizio di Poveri Vecchi indorati da un triste sole d’occaso. Capannelli di trascurati si formavano davanti a un Santo Volto, a una darsena immersa nella penombra della sera, a una porta di casa dalla quale stava per uscire una bara, a un miracolato che raccontava la sua grazia, a un segnato che trascinava la sua disgrazia come una fiera spettacolare. Sgalerati, tosati dal vizio, pensavano al delitto come ad una necessaria evasione da quella gran carcere che è la sottomissione dell’Uno alla società.

Lorenzo Viani – Consuetudine, 1907-09

Uomini qualunque, incatenati all’Abitudine come ai lavori forzati, non vedevano la morte nascosta come una ladra in ogni Regola supinamente accettata. Pazzi, agitando nell’aria stendardi crocefissi e torce, sfilavano in fantastiche processioni per cortili di manicomio.

Lorenzo Viani – Il folle, 1907-09

Ossessi deliravano nelle celle sepolti nello strame o discorrevano di vele a ciurme immaginarie. Come Sposine dell’Agonia suore dal viso di faina e dalla carne spremuta aspettavano ai capezzali dolorosi il transito delle povere bestie non più verticali. Vinti di ogni razza, sradicati dalla società, dalla patria, dalla famiglia; bohémiens dai lunghi quasi femminei capelli sfuggenti di sotto le bombette lustre; prostitute magre come lesine con qualcosa di scimmiesco nell’impennacchiatura e nel camminare; vecchi nobili caduti in rovina;

Lorenzo Viani – Mendicante, 1918

accattatòzzi; professori senza cattedra; maniaci pericolosi; morti in permesso; tutti questi straccàli che la Malasorte butta sul frangente del tragico quotidiano e che Viani aveva composto nelle sue tele, come nelle pagine dei suoi libri, parlavano alla folla sbigottita di un’arte altissima, alla quale nessuna temerità di colore e di forma era ignota, un’arte unica nel suo genere e perciò destinata a durare. Arte infernale come può essere quella di un Valdes Leal, di un Ensor, di un Rouault. E tuttavia essa potrebbe portare in fronte l’Jesus splendente delle vele delle paranze viareggine. (15 febbraio)

Lorenzo Viani – Vele rosse e gialle, 1913-14


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