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Leonida Répaci, Viareggio – Ricordo di Lorenzo Viani

Da Paolorossi

Ricordo l'ultima mostra di Viani al Kursaal di Viareggio, due mesi prima della sua morte, e ne annunziava la fine quella nebbia rossa che stagnava subdolamente nel viso arso penato dell'amico, smarrendolo. La folla guardava le tele, i cartoni, i disegni dell'artista, con perplessa meraviglia. Un mondo insospettato si animava sotto i suoi occhi. Madonne dal manto celeste e con lo scettro in pugno apparivano tra i nembi e le folgori per sedar la tempesta e dar coraggio al navigante in pericolo di vita.

Spose e madri con i bimbi in braccio o attaccati alle gonne, aspettavano sulla bàttima il trabaccolo impedito dal vento di traversia. Orfani vestiti di nero suggevano latte di etisia da seni inariditi. Arditi di Malafora, con gli occhi bruciati dal salino, sonnecchiavano a una finestra di Ospizio di Poveri Vecchi indorati da un triste sole d'occaso.

Capannelli di trascurati si formavano davanti a un Santo Volto, a una darsena immersa nella penombra della sera, a una porta di casa dalla quale stava per uscire una bara, a un miracolato che raccontava la sua grazia, a un segnato che trascinava la sua disgrazia come una fiera spettacolare. Sgalerati, tosati dal vizio, pensavano al delitto come ad una necessaria evasione da quella gran carcere che è la sottomissione dell'Uno alla società.
Uomini qualunque, incatenati all'Abitudine come ai lavori forzati, non vedevano la morte nascosta come una ladra in ogni Regola supinamente accettata. Pazzi, agitando nell'aria stendardi crocefissi e torce, sfilavano in fantastiche processioni per cortili di manicomio.

Ossessi deliravano nelle celle sepolti nello strame o discorrevano di vele a ciurme immaginarie. Come Sposine dell'Agonia suore dal viso di faina e dalla carne spremuta aspettavano ai capezzali dolorosi il transito delle povere bestie non più verticali. Vinti di ogni razza, sradicati dalla società, dalla patria, dalla famiglia; bohémiens dai lunghi quasi femminei capelli sfuggenti di sotto le bombette lustre; prostitute magre come lesine con qualcosa di scimmiesco nell'impennacchiatura e nel camminare; vecchi nobili caduti in rovina; accattatòzzi; professori senza cattedra; maniaci pericolosi; morti in permesso; tutti questi straccàli che la Malasorte butta sul frangente del tragico quotidiano e che Viani aveva composto nelle sue tele, come nelle pagine dei suoi libri, parlavano alla folla sbigottita di un'arte altissima, alla quale nessuna temerità di colore e di forma era ignota, un'arte unica nel suo genere e perciò destinata a durare.

[...]

( Leonida Répaci, Taccuino segreto, pag. 185-186 - Bompiani 1945 ) * Le foto dei dipinti di Lorenzo Viani sono tratte dal catalogo della mostra " Lorenzo Viani, un maestro del novecento europeo " tenuta al Palazzo Mediceo di Seravezza dal 8 luglio al 24 settembre 2000.

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