Leonidas, quel Diamante Negro che brilla dopo un secolo

Creato il 07 settembre 2013 da Pablitosway1983 @TuttoCalcioEste

“La vita è ciò che facciamo di essa”.
Fernando Pessoa

Se guardi il cielo, magari un cielo notturno di un fresco giorno di primavera, e in quell’istante noti tra le stelle un nero diamante dalle gambe forti che calcia un pallone in rovesciata beh, quella non può essere certamente la cintura di Orione ma Leonidas che esulta a mezz’aria, mentre la rete della porta è in procinto di vibrare, come le corde di chitarra di un mariachi. Ci sono date che solcano il terreno della storia rendendo il tutto più fiorito e fertile, pure il leviatano Google deve inchinarsi dinanzi a tanta grandezza. 100 anni avrebbe compiuto ieri, un uomo sospeso, la rovesciata. Attimo fermato per sempre in un doodle, parola di quest’epoca, un gesto che diverrà di tanti, ma rimarrà il suo, senza tempo. Sono tante le date scolpite nella pietra. Basti pensare a quel 4 ottobre del 1492, il giorno e l’anno della scoperta dell’America o il 15 marzo del 44 a. C., l’assassinio di Cesare. Bene, nel ventesimo secolo, un’epoca pregna di pietre miliari c’è una data importante che riguarda il mondo del calcio ed è il 6 settembre del 1913, momento in cui nacque uno dei più forti ed influenti giocatori di sempre, Leonidas Da Silva, brasiliano prodigio uscito dall’utero di quel di Rio de Janeiro che come un piccolo Mozart incantava già il pubblico presso i campi fangosi del Sao Cristovao, su cui il sole batteva per tutta estate come il cuore del piccolo Leonidas di fronte alla palla. A 19 anni è già in nazionale e conquista la Copa Rio Branco contro l’Uruguay.

Sballottato di qua e di là dal Rio Negro, in particolare in club di tutto prestigio quali l’uruguayano Penarol e il brasiliano Vasco Da Gama (con il quale conquista il suo primo Campionato Carioca), Leonidas si trova nel ’34 in Italia al suo primissimo mondiale, la Coppa Rimet. Sfortunatamente il suo Brasile esce alla sua prima partita (si cominciò dagli ottavi di finale) contro la Spagna per 3 a 1. Suo è però il gol della bandiera, magra consolazione di fronte ad aspettative importanti da parte del pubblico verdeoro. L’anno successivo i frequenti dribbling e le giocate circensi lo premiano ancora, questa volta con la maglia del Botafogo, vincendo il suo secondo Campionato Carioca consecutivo ai danni del Vasco Da Gama. Questi piccoli grandi successi rafforzano il più che ventenne Leonidas ma il bello deve ancora arrivare perché questi sono tasselli per una Grande Muraglia, i prodromi della leggenda. Dopo essere passato ai rosso-neri del Flamengo (squadra con cui rimase per sei anni), il Diamante Nero, così lo chiameranno i tifosi brasiliani, conquista il cuore di tutti gli sportivi ai Mondiali in Francia, competizione nella quale Leonidas da il meglio di sé, forse il punto più alto della sua carriera. Con 7 gol, il Diamante è il vero capocannoniere della Coppa Rimet ’38.

Il 5 giugno, a Strasburgo, il Brasile incontra agli ottavi la Polonia del gioiello Willimowski che realizzò in quella gara ben 4 segnature e si procurò pure un rigore per atterramento in area da parte del portiere verdeoro Batatais. A braccetto con la sua incredibile performance fu quella di Leonidas che realizzò tre reti e che assieme ai gol di Romeu e Peracio portò il Brasile ai quarti. Il duello Leonidas-Willimowski, paragonabile ad un Kasparov-Karpov per intensità e freddezza divenne puro mito tanto che anche oggi, a distanza di quasi 80 anni lo ricordiamo ancora. Ai quarti fu la volta, in due partite giocate per ripetizione, della Cecoslovacchia, 1-1 nella prima gara e 2-1 nella seconda, con gol ancora di Leonidas. Il Brasile è in fermento e con la testa è già alla finale, come otto anni prima in Uruguay ’30. Ma c’è ancora una semifinale da giocare, contro la già vincitrice 4 anni prima Italia, nazionale ben corazzata da mister Pozzo. Ma il Brasile pronostica ahimè già una vittoria facile con gli azzurri e l’allenatore brasiliano Pimenta lascia a riposo il Diamante Leonidas, convinto di passare e col biglietto già pronto per Parigi, città dove si sarebbe disputata la finale.

Leonidas accetta la scelta di Pimenta e riposa come un giuguaro in gabbia, all’ombra. Con i se non si fa la storia, si sa, ma con Leonidas in campo, l’Italia di Meazza avrebbe agguantato la finale? La risposta non la avremo mai ma la cosa certa fu che il Brasile si fermò proprio con i bistrattati e sottovalutati azzurri i quali non solo strapparono il biglietto per Parigi ai verdeoro ma vinsero pure il loro secondo mondiale consecutivo. L’ultima consolazione per Leonidas e soci il terzo posto finale ai danni della Svezia. Anche in questa occasione il ruggito di Da Silvia si fece sentire eccome, con un’altra doppietta. 4-2 il risultato finale e la nazionale di Pimenta ritorna a denti stretti in patria. Ma ormai Leonidas è una leggenda. Un altro Campionato Carioca lo consacrano definitivamente ma le vittorie di Da Silva non terminano perché i suoi ultimi anni di carriera, tra il ’42 e il ’50 lo vedono vestire la maglia del San Paolo con cui depredò alle altre squadre brasiliane 5 campionati Paulisti vinti con club del calibro di Corinthias, Santos e Palmeiras.

Realizzò col Tricolor Paulista 140 gol in circa 200 gare, la media di un gol a partita. Si conclude a 37 anni la carriera di attaccante di Leonidas prima di passare a quella di allenatore prima e di radiocronista poi. Ma assieme alla sua voce per radio nelle case del Brasile Leonidas passava sotto altre forme. I bimbi brasiliani chiedono tutt’oggi alla nonna di comprare il cioccolato Diamante Nero dal suo soprannome divenuto storia, compreso anche quel titolo di uomo di gomma per la sua agilità nello scartare i difensori avversai come birilli, quasi come fosse uno dei fantastici quattro. Ma come Newton ha la sua mela, Dante la sua Beatrice e il cielo la sua luna, anche il calcio mantiene da circa un secolo un simbolo, in alto rilievo, nella sua prima pagina, la bicicleta del Diamante Nero che da Leonidas in poi ha sempre avuto seguaci quali per esempio il nostro Carlo Parola. Ma per quanto lo si possa perfezionare, il gesto atletico della rovesciata rimane sempre il suo, quello di Leonidas, il diamante più luccicante dell’intera miniera del calcio.


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