Magazine Cinema
Les Amours Imaginaries
di Xavier Dolan
con Xavier Dolan, Monia Chokri, Niels Schneider
Canada, 2010
genere, drammatico
durata, 102'
Xavier Dolan si rivolge alla lussuria, al desiderio, all'ossessione e al dolore che ne consegue, come ben si evince dallo sguardo e dalle movenze dei tre giovani protagonisti del manage a trois di "Les Amours Imaginaires". La vicenda si svolge ai nostri giorni, sebbene l’educazione sentimentale che si narra potrebbe essere ambientata in qualsiasi epoca e luogo. Nel suo secondo lungometraggio Dolan racconta la storia di due amici di lunga data, Maria (Monia Chokri) e Francis (ancora una volta interpretato dal regista stesso), la cui ossessione per il loro nuovo comune amico Nicolas (Niels Schneider) ne metterà a dura prova il rapporto. Entrambi vogliono possedere Nicolas –ritratto e definito fin dalla sua prima comparsa come un “Adone autocompiaciuto” –, tanto da trasformarsi in quello che credono egli possa desiderare da un uomo o da una donna; ecco che se lei imiterà goffamente lo stile di Audrey Hupburn, lui farà di James Dean la sua musa ispiratrice. Il cast artistico è eccezionale: Niels Schneider è perfetto nel ruolo dell’efebico cupido Nicolas, capace di muoversi nel film con un fascino e una bellezza raramente visti sullo schermo.
L’aspetto serafico e la recitazione delicata rendono inevitabile il paragone con Tadzio di Morte a Venezia. A sottolineare la sensualità androgina del protagonista, la sua immagine è più volte accostata al David di Michelangelo, cosi come a vari gruppi marmorei e disegni erotici che esaltano la conturbante sinuosità della sua presenza fisica. Tale incontestabile bellezza, da cui i due amici sono sopraffatti, si oppone ai disegni di Egon Schiele che Nicolas tiene invece ben in mostra nella sua camera, corpi magri, sofferenti e perturbanti, ben lontani da quell’ideale di armoniosa leggiadria che gli altri vedono incarnato nella sua figura. In questo senso, avvalendosi anche solo dei riferimenti artistici e culturali che il regista affida a ciascun personaggio -creando un ricchissimo sottotesto semiotico di rimandi più o meno colti al mondo dell’arte e del cinema-, la trama potrebbe essere brillantemente compresa e anticipata fin dalle prime scene. Che la bellezza fisica possa talvolta essere, per chi ha l’onore (o forse l’onore) di indossarla, un’arma a doppio taglio, viene evidenziato anche da una scelta musicale inusuale -considerata la passione che il giovane regista canadese nutre per il pop- come la Suite numero uno per violoncello solo di Bach o il preludio del Parsifal di Wagner. Come sceneggiatore e regista, Dolan possiede una vena ludica e auto-ironica, che gli consente di adorare ed esplorare sia il corpo femminile che quello maschile, esaltati da languidi movimenti di camera e colori soffusi o estremamente vivaci.
A conferire a "Les Amours Imaginaires" una certa patina vintage contribuisce anche la trama, debitrice a The Dreamers (Louis Garrel compare addirittura per un cameo), e, neanche a dirlo, a Jules e Jim, mostrando ancora una volta la passione di Dolan per la cinematografia francese. Ma questi, lungi dal cadere nella mera riproposizione di temi e situazioni già noti, spicca per originalità e, in particolare nelle scene di sesso, evita una resa dell’atto troppo esplicita, muovendosi alla ricerca di qualcosa di più introspettivo, maggiormente intrigante e cerebrale piuttosto che sensuale. La camera si sposta indagando i corpi, esaltando e celebrandone linee e forme, alternando inquadrature di uno e dell'altro, fino a creare quasi un androgino: in certe scene si fatica a capire se si stia guardando un corpo maschile o femminile. Nel corso della pellicola Cupido non rivela nulla della sua personalità o del suo orientamento sessuale, in accordo con tutta la vicenda narrativa, ovattata nella dimensione degli amori immaginari. Non vengono presentate le vite reali dei personaggi nelle loro fragilità e naturali pulsioni, ma il loro fantasma: questi scelgono di esiliarsi dal mondo vero vivendo solo di immaginazione e fantasia. Non è tanto Eros ad impossessarsi di loro rendendoli schiavi d’amore, quanto piuttosto una certa noia esistenziale che li spinge a muoversi, in una climax di meschinità, verso l’insaziabile ricerca di qualcuno da desiderare. In questo senso viene naturale domandarsi se Nicolas esista veramente o non sia, piuttosto, solo frutto della disperata solitudine dei due, abitante dei loro pensieri più perversi, come mostrano i segni che Francis disegna sul muro del bagno: uno per ogni uomo da cui è stato rifiutato. Mirabile in questo senso è il tentativo di Dolan di mettere in luce come l’essere giovani ed estremamente belli porti con sé anche molti lati negativi.
Erica Belluzzi
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