Les Miserables
Creato il 02 febbraio 2013 da Veripaccheri
Les Miserables
di Tom Hooper
con Hugh Jackman, Russel Crowe, Anne Hathaway
Usa, 2012
durata, 158
Ne
hanno fatto di strada gli umiliati ed offesi di Victor Hugo. Dagli schermi
cinematografici ai palcoscenici di Broadway la storia di Jean Valjean e
compagni è stata esplorata in lungo ed in largo con un successo talmente grande
da convincere Hollywood a metterne in cantiere una nuova versione, questa
volta “remake” dell’omonimo musical che ha primeggiato negli
incassi del
settore. Per far questo gli studios non hanno badato a spese
impegnandosi al
meglio nella creazione del contorno scenografico, musicale, ma
soprattutto
nella partecipazione attoriale. Capitano della nave è quel Tom
Hooper, già
regista da oscar per “Il discorso del re”(2012). Con lui un cast di
primo
ordine tra cui spiccano Hugh Jackman (Valjean) nella parte del
protagonista,
Russel Crowe (l'ispettore Javert)
in quelli del suo persecutore, e poi Anne Hathaway (Cosette) in un cameo
che
riesce a
lasciare il segno nonostante l’esiguo minutaggio. Nel ricordare che “Les
Miserables” è la storia di una redenzione che si compie nella Francia
post rivoluzionaria
ad opera di Jean Valjean, ex galeotto folgorato sulla via di Damasco
disposto a recuperare il tempo perduto occupandosi di poveri e
derelitti, a colpire di più del film sono due cose: la prima è
l’anomalia di un
musical
che non prevede coreografie danzanti ma piuttosto una partitura
ininterrotta di
canzoni chiamate a sostituire dialoghi praticamente inesistenti. La
seconda è
una messinscena che pur potendo contare sulla “grandeur” tipica del
genere, con
scene di massa, costumi e ricostruzioni d’epoca non appare sfavillante e
colorata come in altre occasioni. Hooper interpreta alla lettera le
parole del
grande romanziere con una messinscena pauperista, concentrata quasi
esclusivamente sul volto degli attori, spogliati del loro divismo e
chiamati a
tradurre con lo sguardo e con le possibilità vocali il tumulto
emozionale dei
loro personaggi.
Se l’allestimento è sobrio nulla è invece risparmiato
in
termini di enfasi emotiva, con la santita dei personaggi espressa non
solo
dalla loro natura martirologica, ma anche dal contesto storico, con le
barricate della rivolta antimonarchica del 1832 e gli ideali di libertà e
di
uguaglianza affermati fino alla morte, utilizzati senza alcun intento
filologico e speculativo, ma in funzione di un pathos che diventa epico
grazie
al contesto in cui è inserito. Immersi in un paesaggio livido e dai
colori
spenti, quasi sempre coperti da una fuliggine opaca che sembra
riprodurre la
sporcizia fisica ed anche morale che ostacola il raggiungimento di uno
stato di
grazia (intesa anche in senso cristiano), "I miserabili" di Tom Hooper
appartengono alle cose del cuore, e come tali più che spiegati vanno
sentiti ed
anche compresi. Smaccatamente empatici, sono capaci di lasciare
annichiliti per
la forza dei loro sentimenti. In questo senso basterebbe ricordare la
parabola di
Cosette (Hathaway) vittima sacrificale che dà inizio all’epopea: è nella
rappresentazione
di un’estasi sublime resa credibile da un interpretazione di commovente
bellezza che si può cogliere il nocciolo di un film che deve molto
all'umanità dolente degli eroi e delle eroine che vi prendono parte. Il neo di un film tutto sommato riuscito è la sensazione di una produzione che arriva fuori tempo massimo rispetto a quanto era stato già detto dalle precedenti edizioni.
A Ludovica ed ai suoi genitori
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