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Les nonnettes.

Da Pamirilla

Les nonnettes.
Che coss’è l’amor? Un sasso nella scarpa ( dice Vinicio Capossela).
Uhm.
Quando non mi riesce di pulire gli occhiali, come ora, uso quest’altra tecnica: spalmo lo sporco il più uniformemente possibile sulla lente. In questo modo l’occhio non percepisce macchie o punti fastidiosi. La vista è un po’ offuscata, questo è vero. Ma, a vedere offuscato, mi sono abituata. In ogni caso, non metto gli occhiali per vederci meglio, io ci guardo attraverso. Ho perso ogni speranza di vederci meglio, di vedere, non dico chiaramente, ma almeno un’idea limpida, un barlume di convinzione che non anneghi, con tanta facilità, in pozze di ipotesi cannibali.
Che coss’è l’amor? Quando senti quel morso alla bocca dello stomaco e, congiuntamente, quel subdolo attacco di tachicardia, per esempio, quello è l’amore?

Il problema non è solo gli occhiali. Il pc, anche. Mi boicotta: non ne vuole sapere di restare acceso e ogni tot, PUF, scoppia e si auto- spegne, lasciandomi davanti alla schermo nero e muto. Io lo riaccendo e, tignosa, gli ripeto la domanda: “che coss’è l’amor?”. Ma google non lo sa. Sì, tenta risposte, azzarda ipotesi, esibisce la sua collezione di aforismi, battute lapidarie e ingenue confessioni da blog ma si capisce che, in fondo, non lo sa.
E se non lo sa google……
E poi il pc esplode, per l’ennesima volta, quella definitiva. Eccheccacchio!

Les nonnettes.

Allora faccio le nonnettes, tiè. Non ho mai provato a farle. Mangiarle sì, eh, quante volte. Il problema è decidere …come dire……decidere il punto d’arrivo. Perché le nonnettes, come il pain d’epices, del quale sono una sorta di evoluzione più soffice e raffinata, esistono in milioni di varianti e non esagero.
Si fanno con il miele, e già questo… miele d’arancio, miele d’acacia, miele millefiori, di montagna, di collina, di palude (di palude, vabbè, non esiste…ma si fa per dire….). Farina: bianca? Bianca e segale, un mix? Percentuali? Frutta secca, noci, nocciole o magari mandorle? No? Arancia, l’arancia ci vuole: confettura? scorzette?

Che coss’è l’amor?
Quando apri gli occhi la mattina e quello (di lui, di lei) è il tuo primo pensiero, quello è l’amore? O ti si è solo fritto il cervello? Conoscete la sequenza: risveglio nel mondo di “tuttiggiorni”, pensiero (di lui, di lei), fitta allo stomaco, tachicardia, accensione del sorrisetto ebete-compiaciuto sul viso che ancora riporta la stampa esatta delle pieghe del cuscino, auto espulsione dal letto con triplo salto carpiato e sempre quel sorrisetto del cavolo marchiato sulla faccia, come se alzarsi, pure stamattina, per fare le solite cose, pure oggi, fosse la cosa più figa del mondo. Ecco, quella NON è sanità mentale, no? E’ cosa? L’amore?
Poi guarda a me, solo pensarle ‘ste cose, mi fa venire il nervoso.


Sai che faccio? Intanto ne provo due. Due tipi di nonnettes: in un impasto metto solo farina bianca e zucchero bianco e nell’altro una percentuale di farina di segale e zucchero scuro.
Uova non ce ne vogliono.


Musica e pronti, via!
Aahhh si, la musica di Orio mi rimette a posto. Mi tranquillizza, mi conforta. Mi consola.
Che coss’è l’amor? Te lo sai, Orio? No? Ma neanche Vinicio, secondo me.

Les nonnettes.
Ricetta: siccome il pc è saltato e non mi consente consultazioni, di ricetta ne ho solo una, al momento, sotto mano. Mi sembra poca la farina. Ma le foto, di cui è corredato il libro, lasciano intendere che, in effetti, si debba ottenere un pastella e non un impasto sodo, come per il pan d’epices.
Vabbè, fidiamoci. Anche il procedimento mi sembra inconsueto. Invece che il solito mescolio di farine e altre cose in polvere o solide e poi la graduale aggiunta di cose liquide qua si dice di liquidizzare il liquidizzabile liquefando insieme acqua, miele, zucchero e burro. E poi si mescola alla farina. Ah. Mica male, così non devo neanche sporcare la planetaria: è solo una pastella e niente da montare, sbattere, frullare, montare, montare. Mi piace.

Assolo di clarinetto. Magico. Grazie, Orio. Con te, anche fare la pastella è un’esperienza mistica!

Ogni tanto un’amica ne parla con me, che è risaputo sono una grande esperta.
Tipo: “A questo punto o lo lascio o mi sposo”
“Scappa” direi io “ma proprio a gambe levate”
“Che senso avrebbe sprecare così tutti questi anni passati insieme? Io lo sposo”
Quando dicono così se lo sposano sul serio! Lo so che sembra incredibile. E invece lo fanno! Così per non sprecare gli anni già sprecati , sprecano pure quelli futuri.
Ma non è questo l’amore, eh? D’altro canto anche quella cosa della stretta allo stomaco e la tachicardia, non è che…..insomma, che garanzie….? Giusto un po’ più divertente, quello sì. Perché non è che uno le trovi facilmente la voglia e l’energia di alzarsi dal letto, la mattina, con un triplo salto carpiato così, come niente fosse.

Violoncello e pianoforte e poi fiati, fiati, fiati. Trombe, tromboni e sax per me più ce n’è meglio è. Su tutti, il clarinetto ricama. Sotto pulsano le percussioni. Ma è il violoncello che si riprende il tema melodico e mi muove i fianchi.


Les nonnettes.

Allora faccio così, prima sciolgo in un pentolino:

40g. di burro
100g. di miele (ho deciso acacia)
100g. di acqua
60g. di zucchero bianco

E in una bastardella mescolo :

150g di farina bianca 00
2 cucchiaini di spezie per pain d’epices (zenzero, chiodi di garofano in polvere, noce moscata, cannella)
1 pizzico di sale

A Nizza ho trovato questa cannella che è buona, ma buona, ma bbbuona al cubo!
Attenzione con la noce moscata che poi pizzica.
E via di pastella: verso il contenuto del pentolino nella farina e mescolo con la frusta.
Ci vuole anche una bustina di lievito.
Però bisogna far riposare la pastella al fresco per un’ora e siccome voglio usare il cremor tartaro, come lievito, non posso lasciarlo per un’ora in attesa (il cremor tartaro va aggiunto sempre come ultimo ingrediente perché deteriora in un bliz. Una volta aggiunto al composto, il dolce va infornato immediatamente).
Allora sai che faccio? Intanto metto la pastella in frigo ed il lievito lo metto dopo, prima di infornare.

Ora faccio un altro pentolino con:

40g. di burro
100g. di miele
100g di acqua
40 g. di zucchero bruno aromatico

E nella bastardella mescolo:

90g. di farina bianca 00
50g. di farina di segale
2 cucchiaini di spezie

Pastella, frigo.

Ecco questo pezzo, con tutte queste trombe, mi fa proprio impazzire. Note saltano e sgambettano ovunque, si rincorrono e ridono. Ed io rido e sorrido con loro. Poi la melodia si fa dolce, intensa, mi sfiora i capelli, carezza lieve le mie labbra, ancora schiuse su un ultimo sorriso. Avverto la stretta alla bocca dello stomaco e il cuore…come se accelerasse…praticamente tachicardia…..

Un paio di giorni fa io e Caterina abbiamo passato ore a parlare del fatto che lei si è fidanzata con questo tipo: uno bravo, simpatico, allegro, dolce e premuroso però è innamorata di un altro. L’altro, a dire il vero l’ho visto. Proprio un figo! Però Caterina si è fidanzata con il primo che glielo ha chiesto. Ah, sì scarsa autostima, direte voi, perspicaci. Caterina invece il perché non se lo spiega ma, in sostanza, quello dolce e carino se lo tiene, che almeno è una certezza però l’altro…..eh beh, è l’altro che le fa accapponare i peletti sulle braccia, che le fa saltare il cuore in gola e con il quale compirebbe ogni genere di atto turpe ed innominabile.
“Magari, allora, è una questione di sesso”, azzardo io, l’esperta.
“No” un no secco, il suo.
Lo ama, lo ama proprio da morire. E mi chiede se penso abbia sbagliato a mettersi con un quell’altro.
Io immagino di sì, ma è un’ipotesi, s’intende. Certo non mi sembra un’idea geniale.

Questo brano all’inizio non mi piaceva tanto, mi sembrava….ridicolo. Sì, per via di questo parapapà di tromba. Poi un giorno ero in macchina e ascoltavo. Un momento strano e sospeso, campagna meravigliosa e profumo di sole e alberi. Io sola e soprapensiero; sono partite le prime note. Si sono arrotolate lievemente su se stesse e poi sono srotolate via tutte insieme, crescendo e aumentando di volume e, mentre rimbalzavano per tutta la macchina, mi sono trovata d’improvviso su un ponte, su un lago illuminato dal sole d’inverno e mi si sono accapponati i peletti delle braccia, mi si è allargato sulla faccia un sorriso ebete e troppo largo e il cuore ha saltato svariati battiti per recuperarli poi tutti insieme. Sì, tachicardia.


Les nonnettes.

Dopo un’ora tiro fuori la prima pastella, che si è rassodata parecchio. Ci butto dentro una bella manciata di scorzette di cedro (quelle buone, di Sicilia) e poi il lievito e metto negli stampi da muffin.
Nell’altra pastella metto il lievito, verso negli stampi e sopra poso un cucchiaino di marmellata di bergamotto (perché d’arance non ne ho) che dovrebbe affondare un poco, cuocendo, e posizionarsi al centro dei dolcetti.
Il forno è già caldo 220°. Venti minuti.
Le nonnettes non devono fare la cupoletta come i muffin ma devono mantenere la sommità piatta. Come si fa a farla venire piatta? Verrà da sé? Boh.
Tocca aspettare i venti minuti.

Teresa (e buona parte delle mie amiche) dicono che io sono una stronza e che non mi merito l’uomo che ho e che lui è troppo buono. Troppo buono. E io sono una stronza.
Io non nego che entrambe le cose siano un po’ vere, comunque, secondo me, lui è fortunato.
Dove la trova una come me, glielo dico sempre. E lui, d’altro canto, riconosce che con me è impossibile annoiarsi. Preferisco intenderlo come un complimento.
Finché non verrà il giorno in cui si chiederà, seriamente, perché mai dovermi sopportarmi, con tutto il corredo di lunatismi, capricci e imprevedibili sbandate.
A volte lo sorprendo a guardarmi, come fossi “nuova”, appena scesa dalla luna, come un miracolo.
Si vede che è un uomo fortunato e felice.

Vorrei che lo sentiste, questo profumo di spezie e cannella e miele. Oddio, questo si che fa venire i brividi. E fitte alla bocca dello stomaco e tachicardia, quasi.
E sono venute piatte, sopra, bene!
Ma l’attesa non è finita perché le nonnettes non danno il meglio di sé subito. Bisogna aspettare almeno un giorno per consumarle. Almeno. Di più è meglio.
Le cose migliori sono quelle che si fanno attendere.
A me, che aspettare non mi piace per niente!!!!

Che coss’è l’amor? Un rischio, soprattutto. Non aver paura. Non sbagliare obiettivo. Aspettare. Agire. Desiderio. Musica e cannella. Triplo salto mortale senza rete.
Sbarcare dalla luna tutte le mattine, anche quando piove.

Spengo il forno, spengo lo stereo. Afferro al volo una delle note, rimasta indietro alle altre che volano via come bolle di sapone, e sparisco con loro, torno sulla luna.


Note sulla colonna sonora:
“Ulixes” performed by Harmonia Ensemble e Kokani Orkestar
“D.D.E.E.” by Harmonia Ensemble
Musica di Orio Odori
Io, senza questa musica, non riesco nemmeno a respirare.
Quanto a voi, beh, provate .....magari vi piace

e come guest star Vinicio Capossela, niente popò di meno!


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