Anche perchè sembrano un po' più lenti degli altri, come prigionieri del loro passato, non riescono ad evolvere e a stare al passo ( accelerato) dei tempi e proprio per questo sono destinati inevitabilmente a mansioni più modeste.
Inoltre si riuniscono ogni notte e parlano tra di loro, hanno dei piani per fuggire da chissaddove e per chissà quale meta attraverso i condotti delle fognature.
Ma coloro che sono ancora vivi non ci stanno e chiamano l'esercito....
Ammetto che fino a qualche settimana fa ignoravo la presenza di questo film del 2004 e l'esistenza del suo autore , tale Robin Campillo, uno la cui carriera è stata legata alle fortune dei film dell'ottimo Laurent Cantet essendo lo sceneggiatore di tutti i suoi film migliori , dal suo esordio, Les Sanguinaires, del 1997 fino a La classe( ma la loro collaborazione è proseguita anche dopo) , passando per Risorse umane e per il bellissimo A tempo pieno.
Nel 2004 scrisse e diresse questo film che scivolò ben presto nell'anonimato.
Poi ci ha pensato Fabirce Gobert coadiuvato alla sceneggiatura da Emmanuel Carrere a ridare lustro a questa pellicola relegata forse troppo presto nel dimenticatoio, citandolo come fonte di ispirazione per la serie tv Les Revenants , favoloso serial di cui fino ad ora è stata prodotta la prima stagione nel 2012 ( 8 episodi per 50 minuti circa), di cui abbiamo parlato qui.
Velocemente possiamo dire che i punti di contatto tra la serie televisiva e il film sono pochini: è identico lo spunto iniziale, i morti ritornano, ma sono diverse modalità ( nel film di Campillo di parla di un problema mondiale perchè sono milioni coloro che ritornano, nel serial si parla della realtà chiusa di un piccolo paese di montagna, quindi una dimensione molto più piccola , da apocalisse privata) e prospettive attraverso le quali sono visti questi "zombies" ( nel film è un problema quasi esclusivamente sociale, il dramma degli affetti è considerato abbastanza superficialmente in una delle sottotrame narrate, mentre nel serial si esaminano le reazioni di chi si vede tornare in casa persone perse da anni e anni).
Il film di Campillo è più un dramma allegorico con venature fantasy mentre il serial di Gobert naviga più dalle parti dell'horror psicologico.
A questo proposito è meglio utilizzare le stesse parole di Campillo per cui"Les revenants è un film sul lutto che tuttavia non tratta di questo dolore in modo intimo, ma, al contrario, tenta di descriverlo come una crisi mondiale: i morti ritornano, bisognerà reinserirli nella società. Dunque, invece di considerare i morti come un oggetto metafisico, ho preferito osservarli come un gruppo sociale, con le loro abitudini particolari, le loro difficoltà d’integrazione e, infine, con la loro silenziosa resistenza al controllo".
Troppa grazia, forse troppa ambizione per un film che aspira ad avere una patina autoriale ma si perde nei mille rivoli di una narrazione piuttosto frammentaria creando involontariamente un effetto soap opera .
Inolre una regia abbastanza inerte non riesce a valorizzare le suggestioni di uno script che potrebbe avere implicazioni interessanti ma che viene risolto con un finale comodo, troppo comodo.
Non viene in mente altro aggettivo per descriverlo, vien da pensare che sia quasi un escamotage disonesto per chiudere tutti i capitoli lasciati in sospeso.
Altra domanda: ma perchè coloro che ritornano sono per lo più ultrasessantenni? che abbia voluto trattare la problematica del ruolo dell'anziano nella società odierna, affermando che è talmente relegato ai margini della stessa da poter essere equiparato a un morto vivente?
Il punto di forza di Les revenants è la sua originalità: credo che sia il primo zombie movie che fa a meno di sangue, fegatini, rognonate, animelle e frattaglie varie.
Non viene versata una goccia di sangue.
E già questo gli vale una menzione speciale nella storia della filmografia del genere.
Non imprescindibile ma se si è fans irriducibili della serie televisiva uno sguardo gli si può anche dare....
(VOTO : 6 - / 10 )