Anche se in tutti è un vivissimo ricordo d'infanzia, l'usanza di allestire i Presepi pare ultimamente un po' in declino rispetto all'Albero di Natale derivato dalle tradizioni dei paesi nordici; dove però gli alberi sono sicuramente più sacri e cioè meno sacrificati che da noi.
C'è nella tradizione provenzale un appuntamento che ogni anno inaugura la stagione natalizia: il 4 dicembre si tirano fuori le statuine, i cosiddetti "Santons", e si incominciano a preparare le Crèches, i Presepi, nelle chiese e nelle case. Terminate le feste natalizie con il 2 febbraio, Candelora, festa dei ceri, della luce, i Santon ritornano a dormire nelle loro scatole in attesa di essere ridestati l'anno successivo.
II termine francese "Santon" deriva dall'occitano-provenzale "Santoun", "Piccolo santo", per indicare le statuine del Presepio. La tradizione del Presepio, inventato nella notte di Natale del 1223 a Greccio da S. Francesco, avrebbe raggiunto Avignone nel XIV secolo sotto il pontificato di Giovanni XXII e sarebbe stata diffusa nella Provenza dai Francescani Osservanti. La Rivoluzione francese, chiudendo al culto le chiese, dette un involontario impulso alla fabbricazione dei "Santoun" di piccolo formato utilizzati per l'allestimento dei Presepi familiari. Jean Louis Lagnel (Marsiglia 1764 - 1822) è considerato l'inventore del metodo di fabbricazione dei Santon provenzali, fatti di argilla cruda modellata in stampi di gesso. A Marsiglia e Aubagne, epicentri di una zona dove la fabbricazione artigianale dei Santon è un'attività individuale e familiare tutt'oggi molto diffusa, hanno luogo ogni anno, agli inizi di dicembre, delle grandi fiere "aux Santons". A Marsiglia ha anche sede il Museo Carbonel che raccoglie gli esemplari dell'omonimo "atelier" di "Santonnier", fabbricanti di Santon, di indiscusso prestigio.
Secondo alcuni l'usanza di esporre le statuine come su un altare o su una scena avrebbe precedenti nel culto romano dei Lari domestici. Secondo altri le statuine sarebbero delle rustiche parenti della Tanagra di epoca ellenistica convertite al Cristianesimo. Altre informazioni si possono trovare nel libro "Santons et traditions de Noël en Provence" di André Bouyala D'Arnaud, Tacussel, Marseille
Tutto nasce dall'episodio evangelico dell'annuncio dell' Angelo ai Pastori, nel corso della storia si è arricchito di altri episodi e personaggi rispecchiando gli umori e i colori del tempo. In quelle provenzali dell'epoca rivoluzionaria, per esempio, entravano in scena i "Cittadini Magi" e si cantavano Noël sull'aria del "Ça ira" e della "Carmagnola", mentre in una Pastorale messa in scena dai marinai di Marsiglia, un S. Giuseppe si presentò agli spettatori chiedendo scusa per il ritardo della Madonna che doveva ancora finire di radersi la barba. Così nel corso del tempo, nelle Pastorali provenzali, oltre a quelli citati nel Vangelo, oltre ai pastori, sono comparsi via via altri personaggi a rappresentare, un po' come le Maschere della Commedia dell'Arte, altri tipi umani, altri mestieri: personaggi che nel Presepio si sono concretizzati (è il caso di dirlo, sono fatti di creta) nelle statuine dei Santon.
"La Pastorale dei Santon di Provenza" di Yvan Audouard racconta la storia dei Santon, il momento poetico e miracoloso della loro nascita nella Notte di Natale, quando da tipi umani si trasformano nei protagonisti di una favola devota e popolare che ogni anno si rinnova nel Presepio in tutto il mondo cristiano, e in Provenza anche nelle Pastorali. Tra i Santon di Audouard ci sono infatti personaggi universali, riconoscibili anche nelle nostre "belle statuine", ma alcuni sono inconfondibilmente provenzali: c'è Roustido, il ricco burbero e avaro, c'è il ladruncolo Boumian zingaro di Boemia, c'è il Gendarme còrso, c'è Pistachié fanfarone e pauroso e c'è il Ravì, "il Rapito", con le mani alzate e lo sguardo estatico a esprimere la sconfinata meraviglia davanti allo spettacolo miracoloso della vita. C'è, sopra tutti, solare come la Provenza, l'Angelo Boufareou, in gara col Mistral nel soffiare con le guance gonfie nella sua tromba: a lui, affabulatore accattivante, Audouard, nella migliore tradizione, affida il compito di raccontare la storia di quella notte di meraviglie, e annota: "...non stupitevi di nulla... soprattutto non stupitevi degli anacronismi. È naturale che Vincent e Mireille, poiché sono innamorati, attraversino i secoli per rendere omaggio al divin Bambino... e che gli Angeli scendano dal cielo... per cantare i Noël provenzali che non sono ancora stati composti".
Se sono documentati sin dal Medioevo i "Misteri" e i canti natalizi, i Noël, prototipo per eccellenza delle Pastorali provenzali è la "Pastorale Maurel" composta a Marsiglia nel 1844 e conosciutissima in tutto il Midi. In essa, oltre a quelli evangelici, compaiono i personaggi del mugnaio Barnabé, dello zingaro Boumian, di suo figlio Chicoulet (che si rivela poi come rapito bambino al suo vero padre, il Cieco), del possidente Roustido, dell'arrotino Pimpara, del fanfarone Pistachié, della coppia di vecchi litigiosi Jourdan e Margarido, del balbuziente Giget: personaggi divenuti molto popolari e rappresentati nei Presepi dai Santon corrispondenti. Grande spazio nella Pastorale Maurel è riservato alla musica, costituita soprattutto di Noël tra cui quelli composti nel '600 dall'avignonese Nicolas Saboly. (cfr. "La Pastorale Maurel ou le Mystère de la Naissance de N.S. Jesus-Christ", drame en cinq actes, en vers provencaux et traduction francaise de Charles Galtier, Tacussel Editeur, Marseille, 1978)
"... invece della celebrazione della Passione, la tragedia Sacra del Supplizio e della morte di Nostro Signore Gesù Cristo, fatta di lacrime, di spine e di sangue, i Provenzali hanno preferito glorificare la sua Nascita con canti di gioia, risa e danze, nell'allegria del Natale", (cfr. M. Pagnol, prefazione a "La Pastorale des Santons de Provence", Le Pré aux Clercs, 1986)