1953, Jacques Tati.
Tutti al mare! Attenzione però, c'è in giro un curioso scapolo longilineo, pantaloni lunghi troppo corti, cappellino e pipa lunga, imprevedibile e scoppiettante come la sua vecchia macchinetta d'inizio secolo. E' il signor Hulot.
Lo stile comico del genio francese, che mette insieme slapstick e gramelot, e pure il clownismo circense, è assolutamente unico nelle mimiche e nelle gag che riesce ad inventarsi. A proposito proprio delle gag, ne riporto un elenco dalla pagina wiki: "un frustino nella mano di Hulot diventa una spada; mentre cambia la ruota di scorta alla sua auto sgangherata, le signore sedute nell'abitacolo si alzano in corrispondenza del movimento del crick; la camera d'aria della ruota, a cui si sono attaccate delle foglie, diventa una corona da morto ad un funerale; Hulot esce in barca a pescare e la sua canoa si spezza in due, "divorandolo"; Hulot partecipa a una partita di tennis e la sua mimica nel maneggiare la racchetta porta scompiglio nel gioco; situazioni tipiche di convivenza nella pensione vengono sconvolte da Hulot, che lascia le porte aperte e gli ospiti rimangono in balìa delle correnti d'aria, ed ascolta ad alto volume il giradischi, disturbando i presenti.". Mancano all'elenco anche altre, tra cui una formidabile: mentre prepara la macchina per farsi trainare da un carro attrezzi, poggia il piede sul cavo proprio quando va in tensione trasformandolo in una catapulta che lo proietta direttamente nel mare antistante. Sottolineo poi la scena al funerale dove Hulot viene a trovarsi per caso, perché non c'è solo la "corona pneumatica", ma tutto un contesto grottesco in cui viene a trovarsi nel salutare i parenti, trasformando in festoso persino un momento come quello.
Il film è una satira divertente, lo percepisci immediatamente per la scena stupenda di apertura alla stazione ferroviaria, dove un altroparlante continua a cambiare i binari di arrivo dei treni e i viaggiatori salgono e scendono dalle scale del tunnel disperati. Satira né aspra tantomeno canzonatoria, delle vacanze tranquille e stanziali, di quelle che si va in un posto e non ci si muove più da lì, portandoci tutti i propri sogni di serenità, comodità e bellezza covati dopo un anno di lavoro. In un contesto piccolo-borghese in cui tutto si vuole prevedibile e preciso, nei tempi e nei modi, il signor Hulot s'inserisce come "produttore di caos" nel senso benevolo del termine, scompaginando equilibri.
C'è una costante sensazione di leggerezza, di piacevolezza della vita che non si prende troppo sul serio. Come già notato nel precedente "Giorno di festa", anche qua i dialoghi ben definiti e distinguibili sono pochi. Hulot in particolare emette suoni e rumori a descrivere stati emozionali, praticamente muto e solo gestuale. Ma anche per tutti gli altri ospiti vale quasi lo stesso discorso. Il parlare è parte della colonna sonora, mentre tutti i rumori prodotti da oggetti ed animali risultano ben scanditi e definiti.
A Saint-Marc-sur-Mer, nella Loira Atlantica, la spiaggia antistante la pensione balneare, teatro "stabile" di buona parte delle peripezie, è stata nominata a Jacques Tati dopo questo Capolavoro.
Genio a-conformista il mio idolo Jacques Tati, senza essere anti, e senza sregolatezza. Film meraviglioso questo "Le vacanze di Monsieur Hulot", da consigliare anche come antidepressivo. Alla fine della visione sei pervaso da un senso di lieto benessere ad ampio spettro, una cosa non da poco.
Robydick